Tutto passa attraverso la comunicazione che, laddove mira a diffondere messaggi commerciali, assume la forma di pubblicità.
Le
nostre città ne sono piene, ogni giorno ci troviamo immersi in una marea di
stimoli sensoriali e comunicativi che il noto studioso della comunicazione Todd
Gitlin definiva "brusio dell'insignificante".
Ognuno
di noi rappresenta un target da mirare e colpire con un'infinità di messaggi,
di spot, di lusinghe informative gran parte delle quali non destano neppure il
nostro potenziale interesse.
Non
le chiediamo ma sono lì, pronte a richiamare la nostra distratta e assuefatta
attenzione con l'obiettivo evidente di convincerci a fare nostro quel
determinato prodotto.
È
evidente che in un tale mercato comunicativo si debba richiamare l'attenzione
con immagini e slogan capaci di differenziarsi e di elevarsi sopra la marea di
informazioni.
Su
questo terreno i pubblicitari impegnano le loro risorse professionali e
cognitive per offrire al committente un prodotto capace di portare gli auspicati
frutti.
Evidentemente
ci sono "prodotti" indispensabili alla nostra esistenza ma ciò non li
esime dal proporsi comunque, prepotentemente e in modo convincente al pubblico.
L'elevato numero di varianti e di case produttrici creano una competizione senza
fine e senza tregua, per i loro sforzi promozionali e per la nostra capacità
ricettiva.
E
allora, in presenza di un'ampia gamma di offerte, a fare la differenza è la
capacità di colpire l'individuo, di richiamare la sua curiosità e quindi, una
volta preda dello slogan attrattivo, di offrire un messaggio e un prodotto.
Ovviamente
ci sono ambiti nei quali le difficoltà di commercializzare quell'articolo o
servizio sono maggiori, andando a toccare aspetti molto delicati della vita. E
non solo della vita.
Ecco
che allora tutto diviene più complicato in quanto bisogna muoversi sul terreno
della sensibilità ma senza rinunciare a lanciare in maniera decisa il proprio messaggio
commerciale.
Sino
a qualche anno fa il tema della morte e dei servizi collegati al caro defunto
erano promossi in punta di piedi, con anonimi manifesti pubblicitari composti
da solo testo, con caratteri sobri, su sfondi monocolore. Esclusi slogan ad
affetto e immagini, a favore di poche parole per garantire la serietà della
ditta, il senso di rispetto per quel delicato momento, la reperibilità 24 ore
su 24 anche perché certi eventi non sono programmabili.
Poi
con il tempo le esigenze e forse ancor più le tendenze comunicative cambiano e
si compie un passo in avanti omologando quel messaggio a tanti altri.
L'effetto
è sicuro perché mentre con i manifesti monocolore tendevamo a girarci
dall'altra parte per un impulso scaramantico, senza voler conoscere né dettagli
né prezzi, invece con uno simile a tanti altri finiamo per osservarlo e
leggerlo, recependo così il messaggio.
Dunque
i pubblicitari del caso hanno raggiunto il loro scopo e quello dei committenti.
In
questo periodo le strade di Roma sono tappezzate da un manifesto che, a un
primo sguardo, potrebbe comunicare chissà quanti altri messaggi.
Fondo
rosso, una mensola con un orologio, una pianta e in mezzo un'urna dorata. Sopra
lo slogan "Sicuri di non avere estranei in casa?".
Non
si tratta della pubblicità di un impianto di allarme né di chissà quale altra
diavoleria moderna. Semplicemente della gestione di un momento particolare,
richiamando in questo modo alla necessità di affidarsi a ditte serie per
evitare episodi spiacevoli come lo scambio di ceneri.
E,
se ci pensiamo bene, non c'è poi niente di sconvolgente in una realtà che è
antica come l'uomo (“Polvere tu sei e in polvere tornerai!” - Genesi 3, 19) semmai
abbiamo l'ennesima conferma di come, è proprio il caso di dirlo, la pubblicità
sia divenuta l'anima del commercio.
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