Morti
senza funerali, per il loro trascorso di criminali, per motivi di ordine
pubblico, per non turbare la sensibilità di chi, negli anni, ha pagato sulla
propria pelle le loro scellerate azioni.
Dopo
i funerali sospesi per il boia delle Fosse Ardeatine, il centenario Erich
Priebke, un simile provvedimento è stato adottato per il boss della
camorra Angelo Nuvoletta, detenuto in regime di 41 bis per una serie di omicidi
tra cui quello del giornalista del Mattino
Giancarlo Siani, ucciso nel 1985 a soli ventisei anni.
A
distanza di pochi giorni, le autorità hanno assunto decisioni simili per far sì
che l'ultimo viaggio di Priebke e di Nuvoletta si svolga senza troppa eco.
La
morte di Erich Priebke, l'ex capitano delle SS scomparso giorni fa nella sua
abitazione romana dove scontava l'ergastolo, aveva sollevato una serie di
battibecchi tra il legale della famiglia, la comunità ebraica e quanti sono
depositari degli orrori di quella ideologia basata sull'odio.
Così
l'analogia del morto "indesiderato" si ripete con la scomparsa di
Angelo Nuvoletta, 71 anni, accusato di essere il mandante dell'omicidio di
Siani.
Giancarlo Siani |
Tutto
era pronto per le esequie nella chiesa di Vallesana, gli annunci funebri
tappezzavano il paese con luogo e ora del funerale, previsto per oggi. Ma nel
frattempo è intervenuto il provvedimento del questore di Napoli: niente esequie
in forma pubblica e solenne, il corpo dell'ultimo boss di Marano sarà direttamente
cremato.
Le
due vicende fanno riflettere, su più aspetti. Innanzitutto dimostrano come le
ferite rimangano ancora aperte e dolorose a distanza di anni e decenni, segno
che c'è una memoria che mantiene viva la storia e ne anima le pagine, seppur
ingiallite dal tempo. Non si tratta di uno spirito di vendetta ma della
doverosa conservazione del ricordo dei fatti, in segno di rispetto per le
vittime di tanta sofferenza ma anche come vigilanza sul futuro. La memoria non
è un'ombra che si proietta sul passato ma rappresenta - e deve rappresentare -
una valida vedetta su rigurgiti di intolleranza, di odio razziale, sui biechi
giochi di morte, di interesse e di potere di qualsiasi forma di criminalità.
L'altro
aspetto è inerente al trattamento da riservare, nel momento del trapasso, a
persone ritenute responsabili di gravi crimini. Ecco il dibattito sollevato in
particolare attorno alla salma di Priebke, all'opportunità di celebrare esequie
religiose a una persona che, sino in fondo, avrebbe negato le proprie
responsabilità, chiamando addirittura "cucine" quei forni crematori
dove sono state polverizzate le vite di decine di migliaia di persone.
Nei
giorni scorsi si è citato ripetutamente il diritto canonico che, al canone
1184, stabilisce le "categorie" da privare delle esequie
ecclesiastiche "se
prima della morte non diedero alcun segno di pentimento". Tra queste anche
i "peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie
senza pubblico scandalo dei fedeli". E Priebke, hanno affermato più
esperti di diritto canonico, sarebbe rientrato in questa tipologia.
Ecco, dunque l'altro aspetto da considerare e sul
quale, magari, lavorare per una maturazione della propria consapevolezza di
cattolici, per quella matrice spirituale e culturale che dovrebbe essere in
grado di conoscere e accordare, seppure con grande sforzo, il perdono per le
sofferenze inflitte.
Impossibile non pensare alle scene di quanti
prendevano a calci e pugni il carro funebre che trasportava la bara di Priebke
e quelle immagini sono state dolorose, quasi come i fanatici nazisti che
inneggiavano al loro vecchio leader.
In fin dei conti si tratta dell'atavico vizio di
porgersi a giudici, talvolta proiettato anche sull'aldilà.
Questi morti, così "facili" da
giudicare per il carico di responsabilità palesemente riconosciute dalla
giustizia terrena, dovrebbero rappresentare una sfida a fermarci dinanzi a
quelle bare, sapendo distinguere il giudizio umano (entrambi i criminali
stavano scontando l'ergastolo) da quello eterno (che non ci appartiene), il
rancore dalla memoria, la vendetta dall'elaborazione - in termini di pietà e di
umanità - di drammi che hanno macchiato storia e cronaca.
Articolo pubblicato da La Perfetta Letizia
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