martedì 22 ottobre 2013

I morti indesiderati e la maturazione del sentimento di pietà

Morti senza funerali, per il loro trascorso di criminali, per motivi di ordine pubblico, per non turbare la sensibilità di chi, negli anni, ha pagato sulla propria pelle le loro scellerate azioni.
Dopo i funerali sospesi per il boia delle Fosse Ardeatine, il centenario Erich Priebke, un simile provvedimento è stato adottato per il boss della camorra Angelo Nuvoletta, detenuto in regime di 41 bis per una serie di omicidi tra cui quello del giornalista del Mattino Giancarlo Siani, ucciso nel 1985 a soli ventisei anni.

A distanza di pochi giorni, le autorità hanno assunto decisioni simili per far sì che l'ultimo viaggio di Priebke e di Nuvoletta si svolga senza troppa eco.
La morte di Erich Priebke, l'ex capitano delle SS scomparso giorni fa nella sua abitazione romana dove scontava l'ergastolo, aveva sollevato una serie di battibecchi tra il legale della famiglia, la comunità ebraica e quanti sono depositari degli orrori di quella ideologia basata sull'odio.

Così l'analogia del morto "indesiderato" si ripete con la scomparsa di Angelo Nuvoletta, 71 anni, accusato di essere il mandante dell'omicidio di Siani.
                                                                                Giancarlo Siani
Tutto era pronto per le esequie nella chiesa di Vallesana, gli annunci funebri tappezzavano il paese con luogo e ora del funerale, previsto per oggi. Ma nel frattempo è intervenuto il provvedimento del questore di Napoli: niente esequie in forma pubblica e solenne, il corpo dell'ultimo boss di Marano sarà direttamente cremato.

Le due vicende fanno riflettere, su più aspetti. Innanzitutto dimostrano come le ferite rimangano ancora aperte e dolorose a distanza di anni e decenni, segno che c'è una memoria che mantiene viva la storia e ne anima le pagine, seppur ingiallite dal tempo. Non si tratta di uno spirito di vendetta ma della doverosa conservazione del ricordo dei fatti, in segno di rispetto per le vittime di tanta sofferenza ma anche come vigilanza sul futuro. La memoria non è un'ombra che si proietta sul passato ma rappresenta - e deve rappresentare - una valida vedetta su rigurgiti di intolleranza, di odio razziale, sui biechi giochi di morte, di interesse e di potere di qualsiasi forma di criminalità.

L'altro aspetto è inerente al trattamento da riservare, nel momento del trapasso, a persone ritenute responsabili di gravi crimini. Ecco il dibattito sollevato in particolare attorno alla salma di Priebke, all'opportunità di celebrare esequie religiose a una persona che, sino in fondo, avrebbe negato le proprie responsabilità, chiamando addirittura "cucine" quei forni crematori dove sono state polverizzate le vite di decine di migliaia di persone.

Nei giorni scorsi si è citato ripetutamente il diritto canonico che, al canone 1184, stabilisce le "categorie" da privare delle esequie ecclesiastiche "se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento". Tra queste anche i "peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli". E Priebke, hanno affermato più esperti di diritto canonico, sarebbe rientrato in questa tipologia.

Ecco, dunque l'altro aspetto da considerare e sul quale, magari, lavorare per una maturazione della propria consapevolezza di cattolici, per quella matrice spirituale e culturale che dovrebbe essere in grado di conoscere e accordare, seppure con grande sforzo, il perdono per le sofferenze inflitte.
Impossibile non pensare alle scene di quanti prendevano a calci e pugni il carro funebre che trasportava la bara di Priebke e quelle immagini sono state dolorose, quasi come i fanatici nazisti che inneggiavano al loro vecchio leader.

In fin dei conti si tratta dell'atavico vizio di porgersi a giudici, talvolta proiettato anche sull'aldilà.

Questi morti, così "facili" da giudicare per il carico di responsabilità palesemente riconosciute dalla giustizia terrena, dovrebbero rappresentare una sfida a fermarci dinanzi a quelle bare, sapendo distinguere il giudizio umano (entrambi i criminali stavano scontando l'ergastolo) da quello eterno (che non ci appartiene), il rancore dalla memoria, la vendetta dall'elaborazione - in termini di pietà e di umanità - di drammi che hanno macchiato storia e cronaca.



Articolo pubblicato da La Perfetta Letizia

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