Fra Placido Cortese avrà una Medaglia d’oro al merito civile
della Repubblica italiana. Una medaglia alla memoria per questo frate minore
conventuale che trovò la morte a seguito dell’instancabile ed eroico aiuto
assicur
ato ai perseguitati dal regime nazifascista. La medaglia, conferita dal
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sarà consegnata il prossimo 8
febbraio a Padova.
Nicolò Cortese nacque a Cherso (oggi territorio croato) il 7
marzo del 1907, entrò nel seminario dei Frati minori conventuali a
Camposampiero (Padova), prendendo il nome di fra Placido. Dopo il noviziato
presso la Basilica di Sant’Antonio a Padova, negli anni ‘20 si trasferì a Roma
per studiare al Seraphicum che allora aveva il nome di “Facultas Teologica
Collegii Seraphici Internationalis OFMConv in Urbe” (il riconoscimento di
Pontificia sarebbe arrivato nel 1935 e venti anni dopo, nel 1955,
l’attribuzione del nome del patrono san Bonaventura).
Ordinato sacerdote nel 1930, fu prima impegnato nella
Basilica del Santo a Padova, poi a Milano per essere quindi richiamato a Padova
nel 1937 a dirigere il mensile Messaggero
di Sant’Antonio, dove dimostrò grandi capacità gestionali. Durante la
guerra si adoperò per creare una via di fuga verso la Svizzera per quanti erano
perseguitati dai nazifascisti ma il tradimento di infiltrati gli costò
l’arresto e il trasferimento nella Risiera di San Sabba a Trieste dove venne
torturato, ucciso e cremato.
Il Presidente Mattarella, partecipando nel 2015 a Milano
alla cerimonia per l’anniversario della Liberazione, aveva già fatto
riferimento al sacrificio di fra Cortese, ricordando come «tanti eroi hanno
donato la vita per la nostra libertà», attraverso un esplicito riferimento alla
«rete costruita da padre Placido Cortese e da due latinisti di grande fama,
Ezio Franceschini, dell’Università Cattolica, e Concetto Marchesi, in seguito
rettore dell’Ateneo di Padova e deputato comunista».
Adesso il sacrificio del frate conventuale, Servo di Dio per
il quale è in corso la causa per la beatificazione, sarà riconosciuto
simbolicamente anche dall’attribuzione di questa altissima onorificenza,
accompagnata dalla seguente motivazione: «Direttore del Messaggero di Sant’ Antonio, durante la seconda guerra mondiale e
nel periodo della Resistenza si prodigò, con straordinario impegno caritatevole
e nonostante i notevoli rischi personali, in favore di prigionieri internati in
un vicino campo di concentramento, fornendo loro viveri, indumenti e denaro.
Dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte di un gruppo clandestino legato alla
Resistenza, riuscendo a far fuggire all’estero numerosi cittadini ebrei e
soldati alleati, procurando loro documenti falsi. Per tale attività nel 1944 fu
arrestato e trasferito nel carcere di Trieste, dal quale non fece più ritorno.
Fulgido esempio di alti valori cristiani e di dedizione al servizio della
società civile. 1942-1944 - Padova”.
Da San Bonaventura informa n. 60 - gennaio 2018
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