Il tema del messaggio di papa Francesco per la
Quaresima - "Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà" - rappresenta qualcosa di più di
un'occasione di riflessione e di invito alla "spogliazione" ma è una
vera e propria esegesi sul concetto di povertà.
Un tema che,
ripreso dalla seconda lettera di Paolo ai Corinzi, offre "una visione
integrale della povertà", così come sottolineato dal cardinale Robert
Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor
Unum, nel corso della conferenza stampa di presentazione del documento in
Sala Stampa Vaticana, alla quale hanno partecipato anche monsignor Giampietro
Dal Toso, segretario del medesimo Pontificio Consiglio, monsignor Segundo
Tejado Munoz, sotto-segretario del Dicastero e i coniugi Anna Zumbo e Davide
Dotta, missionari in Haiti.
Quella povertà
che, appena dopo l'elezione a 266° pontefice, è stato lo sprone per la scelta
del nome, in onore e come impegno sulla scia di Francesco di Assisi, quella
stessa povertà che fece dire al papa "Come vorrei una Chiesa povera e per
i poveri" in occasione della sua prima udienza - tre giorni dopo
l'elezione - ai giornalisti che avevano seguito il conclave.

Nel messaggio
per la Quaresima, papa Francesco approfondisce e chiarisce bene la ricchezza
insita nella povertà così come le miserie che vanno oltre la dimensione
economica e che possono avere come unico "antidoto" il Vangelo che
ogni cristiano è chiamato a testimoniare con gioia.
Quella povertà,
cui fa riferimento san Paolo, denota "lo stile di Dio" che "non
si rivela con i mezzi della potenza e della
ricchezza del mondo - si legge nel messaggio - ma con quelli della debolezza e
della povertà".
Il mistero
dell'incarnazione rappresenta appunto la dimostrazione di "un amore che è
grazia, generosità, desiderio di prossimità - scrive Francesco - e non esita a
donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere
in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i
muri e le distanze".
Una prossimità che
diventa dimostrazione e alimento di amore, che significa innanzitutto partecipazione
e condivisione. Secondo questa logica di amore "Dio non ha fatto cadere su
di noi la salvezza dall'alto, come l'elemosina di chi dà parte del proprio
superfluo con pietismo filantropico" ma è sceso tra gli uomini "per
mettersi in mezzo alla gente, bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e
caricarsi del peso dei nostri peccati. È questa la via che ha scelto per consolarci, salvarci
e liberarci dalla nostra miseria".
Non a caso il papa
ricorre ancora una volta all'immagine del buon Samaritano e all'atteggiamento
di chi si china sul povero per dare il suo obolo, un gesto che papa Francesco
ha raccomandato più volte di fare non con semplice pietismo ma con quell'amore
che deve farci entrare in contatto con l'altro, toccando e sfiorando quei corpi
e quegli occhi, facendosi quindi vicini e partecipi di quella condizione.
Una povertà che non ha
vincoli temporali o moderni antagonisti: "in ogni epoca e in ogni luogo -
scrive Francesco -, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la
povertà di Cristo", quello stile che dovrebbe vedere anche la personale
testimonianza in quanto "la ricchezza di Dio non può passare attraverso la
nostra ricchezza ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e
comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo".
Una testimonianza che
deve portare a chinarci sulle miserie, attraverso un crescendo di impegno
racchiuso in quelle parole del papa: "ad imitazione del nostro Maestro,
noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a
farcene carico e a operare concretamente per alleviarle".

Tornando al concetto di
miseria, papa Francesco sottolinea come "la miseria non coincide con la
povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza
speranza". E poi la necessità di operare precisi distinguo in quanto la miseria
può essere a carattere materiale, morale e spirituale.
Il primo tipo è
evidentemente riconducibile a uno status economico e sociale causato dalla
mancanza dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità. Situazioni che
si verificano con drammatica evidenza laddove "il potere, il lusso e il
denaro diventano idoli e si antepongono all'esigenza di un'equa distribuzione
delle ricchezze".

Una forma di miseria che
si collega a quella spirituale "che ci colpisce quando ci allontaniamo da
Dio e rifiutiamo il suo amore". Un male della cultura moderna e "qui
vedo una grande continuità del magistero di questo pontefice con Benedetto XVI
- ha sottolineato il cardinale Robert Sarah -, che ha indicato a più riprese e,
forse si può dire, che ha fatto di questa denuncia della mancanza di Dio nella
cultura moderna il cuore del suo magistero".
Articolo pubblicato da La Perfetta Letizia
Il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2014
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