"Ritornare
a Dio con tutto il cuore" incamminandosi sul sentiero penitenziale per
coltivare e testimoniare l'essere Chiesa, in una dimensione comunitaria e di
autenticità della fede.
L'ultima
celebrazione di papa Benedetto XVI per la benedizione e imposizione delle
ceneri si è conclusa pochi minuti fa nella basilica di San Pietro,
contrariamente alla tradizione che ne vedeva lo svolgimento a Santa Sabina
sull'Aventino.
Il
motivo è ovvio: le ultime due settimane di pontificato di papa Ratzinger stanno
richiamando in Vaticano numerosissimi fedeli, come ha dimostrato l'udienza
generale di questa mattina, tanto da richiedere spazi più capienti per
accogliere i partecipanti.
"Stasera
siamo numerosi intorno alla tomba dell’Apostolo Pietro - ha detto il papa - anche
a chiedere la sua intercessione per il cammino della Chiesa in questo
particolare momento, rinnovando la nostra fede nel Pastore Supremo, Cristo
Signore. Per me è un’occasione propizia per ringraziare tutti, specialmente i
fedeli della diocesi di Roma, mentre mi accingo a concludere il ministero
petrino, e per chiedere un particolare ricordo nella preghiera".
Prima
di lasciare il suo ruolo di pastore della Chiesa universale, il prossimo 28
febbraio, il papa accompagna i fedeli sul cammino quaresimale per un ritorno al
Signore "con tutto il cuore" come il profeta Gioele raccomandava al
popolo di Israele.
"Va
sottolineata l’espressione 'con tutto il cuore' - ha detto Benedetto XVI - che
significa dal centro dei nostri pensieri e sentimenti, dalle radici delle
nostre decisioni, scelte e azioni, con un gesto di totale e radicale libertà".
Dunque
un atto incondizionato che non prevede riserve e mezze misure, sino a "lacerare
il cuore e non le vesti", pratica questa oggi assai diffusa: "molti -
ha detto il papa - sono pronti a 'stracciarsi le vesti' di fronte a scandali e
ingiustizie, naturalmente commessi da altri , ma pochi sembrano disponibili ad
agire sul proprio 'cuore', sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni,
lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta".
Una
marcia verso Dio che richiede anche una dimensione comunitaria, libera da
personalismi ed egoismi, come elemento essenziale di una fede che deve avere un
carattere ecclesiale.
"Ognuno
sia consapevole che il cammino penitenziale non lo affronta da solo ma insieme
con tanti fratelli e sorelle, nella Chiesa".
Quella
Chiesa che talvolta presenta un volto deturpato anche a causa delle "divisioni
nel corpo ecclesiale". Da qui l'esplicito appello del papa, prima di
lasciare la barca di Pietro a un nuovo nocchiero, di superare "individualismi
e rivalità" come "segno umile e prezioso per coloro che sono lontani
dalla fede o indifferenti".
Tenendo
sempre presente che quel cammino che punta a Dio passa attraverso la Croce come
emblema di un dono totale di sé.
"È un
cammino in cui imparare ogni giorno a uscire sempre più dal nostro egoismo e
dalle nostre chiusure, per fare spazio a Dio che apre e trasforma il cuore".
Un essere autentici in se stessi e nei propri gesti. "Gesù sottolinea come
sia la qualità e la verità del rapporto con Dio ciò che qualifica l’autenticità
di ogni gesto religioso - ha rimarcato papa Ratzinger -. Per questo denuncia
l’ipocrisia religiosa, il comportamento che vuole apparire, gli atteggiamenti
che cercano l’applauso e l’approvazione. Il vero discepolo non serve se stesso
o il 'pubblico' ma il suo Signore, nella semplicità e nella generosità". E
ancora: "la nostra testimonianza allora sarà sempre più incisiva quanto
meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del
giusto è Dio stesso".
Il
pastore della Chiesa universale si appresta così a lasciare il suo ruolo di capofila.
Non prima di aver raccomandato un cammino autentico di fede, lontano dalle
insidie del protagonismo ma indirizzato esclusivamente verso Dio.
Al
termine della celebrazione, il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone
ha rivolto un saluto a papa Benedetto: "Questa sera noi vogliamo
ringraziare il Signore per il cammino che tutta la Chiesa ha fatto sotto la
guida di Vostra Santità e vogliamo dirle dal più intimo del nostro cuore, con
grande affetto, commozione e ammirazione: grazie per averci dato il luminoso
esempio di semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore, un lavoratore,
però, che ha saputo in ogni momento realizzare ciò che è più importante,
portare Dio agli uomini e portare gli uomini a Dio". (eli)
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