venerdì 31 gennaio 2014

Piove su Roma e sulla cattiva politica

Piove su Roma ma i millimetri di acqua caduti in eccesso sulla capitale non stemperano l'acredine delle immagini che, negli ultimi giorni, ci hanno raccontato le cronache parlamentari.
Scene che dimostrano quanto sia caduto in basso il livello medio della rappresentanza politica nel nostro Paese, di come la maleducazione abbia preso il sopravvento sulle proposte serie e concrete. In una parola su quella che dovrebbe essere la politica come gestione della cosa pubblica, del bene comune e quindi non degli interessi di parte.

Ogni ragionamento in materia presenta le mille sfaccettature della vergogna e della irresponsabilità di chi, invece, di quella cosa pubblica ne ha fatta una tutta privata e per i propri interessi, sulle spalle e sulla credibilità di un popolo stanco. 
L'esempio del presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua è folgorante. Non il peggiore ma l'ultimo in ordine di tempo che, sommato ai tanti altri, ci restituisce un'immagine del Paese logorato nelle speranze. Tutto appare scontato, anche mettere le mani nelle casse dello Stato e così ci scopriamo esausti, non ci indigniamo più ma non perché abbiamo perso la lucentezza della nostra coscienza, semplicemente perché vediamo un orizzonte piatto e dagli stessi colori. Siamo delusi. E allora ci asteniamo alle elezioni oppure, in un barlume di senso civico, impugniamo quella matita nel seggio elettorale come un'arma di riscatto e demandiamo a rappresentarci coloro che vogliono sbaragliare lo status quo, che intendono mandare a casa i farabutti, che vogliono far dimenticare i furbetti del quartierino per apportare un'aria nuova.
In tanti hanno creduto a queste promesse, pensando che non ci potesse essere persona più seria di un comico. E così un esercito di ragazzotti con lo zaino in spalla è arrivato in Parlamento. Tanti sicuramente bravi ragazzi, altrettanti inesperti (e governare lo stato non è un gioco), altrettanti ancora allevati in quella pseudo cultura alimentata in gran parte dal mondo televisivo e digitale, dove basta qualche clic per costruire la propria immagine da avatar e per assumere il ruolo che vogliamo o al quale siamo stati chiamati. Soltanto che sugli schermi scorrono situazioni finte mentre la mancanza di lavoro, i problemi economici e sociali sono terribilmente palpabili.
Tutto questo è finito in Parlamento, condensato tra quei banchi che dovevano rappresentare il nuovo. Ma non solo qui, beninteso. Molti altri siedono su altri scranni dell'emiciclo, a macchia di leopardo in un tessuto partitico in gran parte corrotto e inadeguato.  
Ecco il motivo dei frequenti corto-circuiti ai quali abbiamo assistito in questi giorni, con una grande virulenza. Da una parte elementi del vecchio sistema che ha prodotto tanti danni e dall'altra l'arroganza di chi si sente investito di un mandato storico.
I risultati sono quegli spintoni, spesso anche qualcosa di più grave, gesti inclassificabili, termini non qualificabili, dettati da tanta volgarità e maleducazione. Scene da brivido se pensiamo che in quelle stesse aule parlamentari è nato il nostro Paese, è cresciuta l'Italia, si sono espressi statisti di indubbia levatura politica ma, ancor prima, morale. Ripensiamo ai padri della nostra Italia, ai rappresentati di partiti che hanno fatto la storia, che hanno avuto tante tensioni dettate anche dal fatto che le ideologie allora erano nette e spigolose, con pochissimi margini di condivisione. Gli attuali parlamentari, invece, cosa hanno da spartire con un De Gasperi, un Togliatti, un Almirante?
Quello che vediamo ogni giorno è estremamente preoccupante: non solo perché stiamo perdendo tempo prezioso per rimetterci in piedi ma anche perché quelle scene rappresentano un grave precedente e, ancor più, un pericoloso attacco al nostro senso civico e alla nostra cultura.
Eppure c'è chi definisce quei maleducati parlamentari degli eroi, delle persone straordinarie, tanto da correre a Roma - sotto una pioggia incessante - per omaggiarli del contributo dato all'abbattimento del sistema.
Il rischio concreto è però che si rimanga tutti sotto quelle macerie, ancor più indignati e sbigottiti.
Qualche parola di incoraggiamento è arrivata dal segretario generale ad interim della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, a conclusione dei tre giorni di consiglio permanente della Cei.
"Mi sentirei ancora più umiliato, se dovessi pensare che l’Italia è la fotocopia di ciò che è successo ieri in Parlamento" ha detto monsignor Galantino, sottolineando come quanto avvenuto sia "scandaloso e mortificante per l’Italia" tenendo però presente che "c’è gente molto più educata, consapevole del proprio ruolo, anche nello stesso Parlamento".
Guardare oltre il presente non è facile anche perché, come sappiamo, si impone chi grida più forte attraendo così le attenzioni dei media.

Forse si tratta, come ci insegna il maltempo di questi giorni, di un'ondata di piena che ha rotto gli argini della tolleranza e dell'educazione, seminando ovunque fango. Tornerà il sole, come dopo ogni perturbazione, e allora è vero che dovremo contare i danni ma potremo anche cominciare a ricostruire. 

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