venerdì 2 agosto 2013

La convivenza interreligiosa passa dal mutuo rispetto e dall'educazione: parola di Francesco

"La promozione del mutuo rispetto attraverso l'educazione" è la base per una convivenza pacifica tra le diverse religioni. 
Un punto cardine nei rapporti interreligiosi in cui papa Francesco crede senza alcun indugio, tanto da voler firmare personalmente il messaggio indirizzato ai musulmani in occasione della fine del Ramadan, il mese dedicato al digiuno, alla preghiera e all'elemosina.

Il messaggio ai musulmani di tutto il mondo viene inviato ogni anno, dal 1967, dal Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Nel 1991 fu Giovanni Paolo II a voler indirizzare un personale saluto ai musulmani, rimarcando anche in questo modo l'attenzione riposta sul dialogo interreligioso e sulla convivenza tra religioni diverse. In fin dei conti, cinque anni prima, lo stesso papa Wojtyla aveva promosso il primo degli incontri interreligiosi ad Assisi, la città della pace e di san Francesco.

Proprio nel messaggio inviato oggi a tutti i musulmani e in particolare ai capi religiosi, papa Francesco fa riferimento alla scelta del nome, al "santo molto famoso che ha amato profondamente Dio e ogni essere umano, al punto da essere chiamato fratello universale".
Un messaggio che, muovendo dalla "stima e amicizia per tutti i musulmani" guarda al terreno comune delle "dimensioni familiare e sociale" particolarmente importanti per i musulmani e con "certi paralleli in ciascuna di queste aree con la fede e la pratica cristiane".

Papa Francesco indica chiaramente i punti di convergenza per la convivenza nelle diversità, individuando due parole chiave che sono il rispetto e l'educazione.
Non un rispetto a senso unico o alternato ma un rispetto che deve essere mutuo e condiviso.
"Ciò che siamo chiamati a rispettare in ciascuna persona - scrive Francesco - è innanzitutto la sua vita, la sua integrità fisica, la sua dignità e i diritti che ne scaturiscono, la sua reputazione, la sua proprietà, la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte politiche. Siamo perciò chiamati a pensare, parlare e scrivere dell’altro in modo rispettoso, non solo in sua presenza, ma sempre e dovunque, evitando ingiuste critiche o diffamazione". Con un indispensabile riferimento all'educazione: "per ottenere questo scopo, hanno un ruolo da svolgere le famiglie, le scuole, l’insegnamento religioso e ogni genere di mezzi di comunicazione sociale".

Un principio che, se vale in via generale, ha una più rilevante valenza sul piano delle religioni laddove spesso esplode, o si tesse in insidiose trame, l'intolleranza per il credo diverso dal proprio.   
"Venendo ora al mutuo rispetto nei rapporti interreligiosi, specialmente tra cristiani e musulmani - scrive ancora papa Bergoglio -, siamo chiamati a rispettare la religione dell’altro, i suoi insegnamenti, simboli e valori. Uno speciale rispetto è dovuto ai capi religiosi e ai luoghi di culto. Quanto dolore arrecano gli attacchi all’uno o all’altro di questi!".

Dunque anche su questo terreno può tanto l'educazione come strumento per "formare i nostri giovani a pensare e parlare in modo rispettoso delle altre religioni e dei loro seguaci, evitando di mettere in ridicolo o denigrare le loro convinzioni e pratiche. Sappiamo tutti che il mutuo rispetto è fondamentale in ogni relazione umana, specialmente tra persone che professano una credenza religiosa. È così che può crescere un’amicizia sincera e duratura".

Francesco ha poi ricordato il suo discorso dello scorso 22 marzo, al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, quando sottolineò come "non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’Islam, e ho molto apprezzato la presenza, durante la messa d’inizio del mio ministero, di tante autorità civili e religiose del mondo islamico".

Un messaggio esplicito sull'importanza del dialogo e della cooperazione tra credenti, in particolare tra cristiani e musulmani.

È questo il terreno sul quale deve crescere un futuro di pace e cooperazione, nella consapevolezza delle tante insidie che minano questo grande progetto universale di convivenza e di amore. A partire da quel fondamentalismo che continua ad agire in nome di un Dio in realtà tanto lontano da ogni azione di violenza e di morte. 

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