È stata
presentata stamani, dal direttore della Sala stampa vaticana p. Federico
Lombardi, la prima Giornata mondiale della gioventù di papa Francesco, in
programma dal 22 al 29 luglio in Brasile.
Una tabella di marcia molto serrata e
impegnativa, al netto dei fuori programma che il papa è sempre pronto a
regalare in ogni suo incontro con la gente.
Perché è proprio questo l'elemento
imponderabile, ovvero la "reazione" del papa dinanzi alla moltitudine
di giovani che, da ogni parte del mondo, si stanno riversando su Rio de Janeiro
per la XXVIII Giornata mondiale della gioventù, istituita da Giovanni Paolo II
a metà degli anni Ottanta.
Un
appuntamento che Francesco si è trovato in agenda dopo la rinuncia al
pontificato di Benedetto XVI che, salutando i giovani a Madrid nell'agosto di
due anni fa, annunciò la sede di questo nuovo raduno.
Un'eredità
lasciata dal predecessore, proprio come avvenne con papa Ratzinger che,
nell'estate del 2005 a quattro mesi dalla morte di Wojtyla, presiedette l'appuntamento
di Colonia. Un battesimo con i giovani che avvenne nella sua terra, come del
resto succederà anche a papa Bergoglio, di casa in America Latina.
Francesco
è il terzo pontefice ad andare in Brasile dopo Giovanni Paolo II e Benedetto
XVI per quella che si preannuncia una grande festa di fede. Difficile una
previsione sulle presenze, di fatto nella storia della GMG il raduno più
partecipato fu quello del 1995 a Manila dove si ritrovarono circa cinque
milioni di giovani.
Gli
spazi non mancheranno e la grande area del "Campus fidei" a Guaratiba
è pronta a ospitare, per la veglia di preghiera del sabato e la messa della
mattina seguente, sino a un paio di milioni di persone.
Ma
prima di questo atteso momento, di fatto conclusivo della settimana brasiliana,
papa Bergoglio ha in programma numerosi incontri con le istituzioni locali, con
i rappresentanti del clero latino-americano, con i volontari, compreso l'atteso
pellegrinaggio - mercoledì 24 - al santuario di Aparecida dove è venerata la
Madonna nera che fu trovata in mare e recuperata a pezzi da alcuni pescatori,
dando avvio a una diffusa e intensa venerazione.
Al
di là dei singoli impegni e della rilevanza a carattere istituzionale e
religioso, il viaggio di papa Francesco è caratterizzato da quelli che sono le
sensibilità dimostrate, in questi quattro mesi di pontificato, per quelle che
definiamo spesso con quel brutto termine di "categorie deboli".
Soggetti
che le società hanno spinto ai margini della vita relazionale e sulle quali il
papa argentino sta riversando tutto il suo affetto e considerazione.
Non
a caso nel pomeriggio di mercoledì visiterà i degenti dell'ospedale São
Francisco de Assis na Providência de Deus dell'Ordine Terziario francescano,
dove trovano cura soprattutto giovani, indigenti e persone con dipendenza da
alcol e droghe.
L'attenzione
ai poveri, peraltro manifestata a poche ore dall'elezione con la frase "Come
vorrei una Chiesa povera e per i poveri", si concretizzerà con la visita
alla comunità di Varginha, una favela di Rio de Janeiro dove il papa benedirà
l'altare della chiesa e, spostandosi a piedi, entrerà in una abitazione per
intrattenersi con una famiglia.
L'attenzione
ai giovani carcerati, con la visita alla casa circondariale di Casal del Marmo
a Roma, si proietterà oltre oceano con l'incontro con un gruppetto di giovani
detenuti.
E
poi i bagni di folla, imprevedibili come sempre, come un'altra delle
particolarità di papa Francesco che, di certo, impegna a dismisura il servizio
di sicurezza.
Il
papa si immergerà tra la gente a bordo della sua jeep bianca, già arrivata a
Rio, senza utilizzare la papamobile blindata che, per ovvi motivi di sicurezza,
era stata sinora usata come mezzo di trasporto in presenza di grandi folle.
Ma papa Francesco è anche
questo: il contatto con la gente e con quelle migliaia e migliaia di giovani
deve essere diretto, senza alcun ostacolo agli abbracci. Articolo pubblicato da La Perfetta Letizia
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