"Jorge, sono
Gonzalo!" e papa Francesco chiamò a sé quel giovane sacerdote
uruguayano, dimostrando tutta la sua umanità e imprevedibilità.
Padre Gonzalo Aemilius ama ripercorrere
quegli istanti indimenticabili di domenica mattina, quasi
cadenzandoli per condividere un'emozione forte, quando il papa lo ha
riconosciuto tra la folla presente in via di Porta Angelica, lo ha
chiamato ad assistere alla messa per poi presentarlo ai fedeli
presenti nella piccola chiesa di Sant'Anna in Vaticano.
Un'emozione che racconta nell'Hearth Hotel, l'hotel dinanzi ai Musei Vaticani dove ha trascorso questo soggiorno italiano ormai agli sgoccioli. Una emozione che lo ha ripagato del
sacrificio di quel viaggio lungo e costoso, sostenuto dalla famiglia
per dargli la possibilità di essere a Roma in occasione dell'inizio
del pontificato di papa Bergoglio, amico e modello evangelico per
questo giovane sacerdote di trincea.
Un rapporto nato e tessuto sull'impegno
comune a favore dei più poveri, in un territorio di frontiera sul
quale l'ex arcivescovo di Buenos Aires era impegnato attivamente. Lo
stesso questo giovane sacerdote che deve la sua maturazione
vocazionale proprio all'attuale papa e al suo impegno per coloro che
la società classifica come "ultimi". Anche padre Gonzalo
condivide lo stesso amore e impegno per i meno fortunati, tanto da
dirigere una scuola secondaria a Montevideo - il liceo Jubilar Juan
Pablo II - dove confluiscono i ragazzi più poveri, strappati alla
strada e a una vita senza speranza. Il cardinale Bergoglio viene a
conoscenza di questa realtà e otto anni fa contatta direttamente
Gonzalo che, nonostante la giovane età, si era fatto carico di
questo gravoso impegno. Padre Gonzalo ricorda ancora sorridendo
l'incredulità per quella prima telefonata del cardinale che non
aveva mai conosciuto personalmente ma che seguiva con attenzione e
stima, attratto da quelle omelie e da quel "cuore molto
sensibile per la gente povera e in difficoltà".
Padre Gonzalo, nacque da quella
telefonata questo rapporto di amicizia e stima con l'allora cardinale
Bergoglio?
"Sì, fu lui stesso a interessarsi
all'opera che stavo seguendo e mi telefonò. Io avevo una forte
ammirazione per lui, seppur non lo conoscessi personalmente. Quella
telefonata fu assolutamente inattesa tanto che pensai subito a uno
scherzo dei miei amici che sapevano bene quanto ammirassi
l'arcivescovo e il suo impegno sociale. Ebbi così modo di conoscerlo
e di parlarci, prima confrontandomi sulla mia opera per poi giungere
agli aspetti più personali della mia vita e della mia vocazione.
Parlare con lui è una cosa straordinaria e così ne è nato un
rapporto molto profondo".
Domenica abbiamo assistito a questo
incontro inatteso. Cosa è accaduto con precisione?
"Ci sono delle cose che si fanno
esclusivamente per amicizia, senza che l'altro ne sia a conoscenza e
proprio questo è il bello della vita: fare qualcosa per gli altri
senza che gli altri lo sappiano. Ho sentito forte questo desiderio di
essere presente, anche senza incontrarlo ma per la stima e
riconoscenza per quella luce che ha portato nella mia vita. In realtà
sono arrivato a Roma e non speravo di parlarci, quello non è più il
cardinale ma è il papa! Così mi sono messo assieme ai fedeli
davanti all'ingresso di Porta Sant'Anna e ad un certo punto, quando
era più vicino alle transenne ho gridato 'Jorge, sono Gonzalo!'. Mi
è venuto fuori spontaneamente il suo nome di battesimo, Francesco
per me era ancora un nome troppo nuovo. Mi ha sentito e mi ha detto
sorpreso: 'Ma cosa ci fai tu qui? Vieni, vieni qua'. Ha dunque
chiesto ai gendarmi di farmi entrare e così ho potuto salutarlo e
partecipare alla celebrazione eucaristica al termine della quale,
inaspettatamente, ha presentato la mia missione".
In questa settimana ha già dimostrato
chiaramente la sua natura, il suo cuore e la sua sensibilità molto
marcata in particolare per le persone in difficoltà. Il lungo giro
in piazza San Pietro prima della messa di inizio del pontificato ha
mostrato la sua attenzione verso la gente e il suo forte desiderio di
contatto diretto con tutti. Questo soffermarsi con lo sguardo sulle
singole persone, il saluto e la voglia di condivisione, dimostrano
una grande attenzione per l'uomo. E da tutto questo possiamo dedurre
che tipo di pontificato sarà quello di papa Francesco, un
pontificato attento e vicino all'uomo. Credo che man mano ne potremo
leggere distintamente i segni. Papa Bergoglio è innanzitutto un
padre, per ognuno, e come tale sente la necessità di andare incontro
ai propri figli, di abbracciarli, di rassicurarli, di far sentire la
sua continua e affettuosa presenza. Non può stare lontano dalla
gente, non sarebbe quel padre affettuoso e attento a ogni persona,
come ha sempre dimostrato di essere.
Incontrerà di nuovo il papa prima
del suo rientro in Uruguay?
Non lo so, ha molte cose da fare,
adesso non è più l'arcivescovo di Buenos Aires, adesso è il papa
di tutti e direi anche che è un grande dono per il mondo intero. In
ogni modo parto molto felice, quando l'ho visto assieme ai
rappresentanti di tutte le religioni, lui che è sempre stato molto
attento al dialogo interreligioso, ho avuto la conferma che questo è
il posto dove deve stare per offrire il suo contributo all'umanità.
Da parte mia non posso fare altro che pregare perché stia bene e
possa lavorare per il bene di ogni uomo. Il papa sa che il mio cuore
è con lui e che io porto nel mio cuore le cose che gli stanno a
cuore.
Cosa lascia a Roma dopo
l'emozionante esperienza di questi giorni?
Qui rimane sempre presente la mia
amicizia, la mia fedeltà, la mia preghiera e tutto il mio amore per
papa Francesco, perché possa dare tutto quello che sa e che può al
mondo.
E mi raccomando - conclude sorridendo -
te lo affido, stagli vicino e proteggilo!(eli)
Articolo pubblicato da Rai Vaticano
Un grazie per l'accoglienza a Hearth Hotel
http://www.hearthhotel.com/
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