Prenderà
i passi di papa Francesco il cammino della Chiesa cattolica per un dialogo con
le altre religioni, in vista di una proficua collaborazione a tutela del creato
e degli uomini, in particolare "per il bene di chi è più povero, di chi è
debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione,
per costruire la pace". Il
cammino francescano di papa Bergoglio ha fatto una nuova e significativa tappa,
questa mattina, sulla soglia delle altre religioni, cristiane e non, che hanno partecipato alla messa di inaugurazione del ministero petrino.
Un
incontro per ringraziare della presenza alla cerimonia di ieri, attraverso la
quale "ho riconosciuto spiritualmente presenti le comunità che
rappresentate" ha detto il papa.
Ma
l'incontro in sala Clementina riveste una ben più grande rilevanza ed è quella pertinente
alla ferma volontà del nuovo pontefice di procedere sul cammino intrapreso da
Giovanni Paolo II e proseguito da Benedetto XVI per favorire un percorso comune
con le altre religioni.
Quel
dialogo ecumenico che richiama subito alla mente gli incontri e lo spirito di
Assisi, centro mondiale per il confronto e l'impegno a disegnare un orizzonte
di convivenza pacifica, dove potrebbe recarsi presto in visita il nuovo papa. Francesco
ha così inteso riconoscere la centralità della religione e di un cammino favorito
cinquanta anni fa dal Concilio Vaticano II, nella cui ricorrenza papa Ratzinger
ha indetto l'Anno della fede.
Lo
sguardo di papa Francesco va ad abbracciare le Chiese e le comunità cristiane,
alle quali domanda "la carità di una speciale preghiera per la mia persona,
affinché possa essere un pastore secondo il cuore di Cristo"; il popolo
ebraico con il quale confida di "proseguire proficuamente quel fraterno dialogo
che il Concilio auspicava e che si è effettivamente realizzato, portando non
pochi frutti, specialmente nel corso degli ultimi decenni"; le altre tradizioni
religiose, a partire dai musulmani, con la speranza di "crescere nella stima
reciproca e nella cooperazione per il bene comune dell’umanità".
Ed è
attraverso la "promozione dell’amicizia e del rispetto tra uomini e donne
di diverse tradizioni religiose" che per papa Francesco passa la responsabilità
per la tutela e la custodia del creato. Mediante un impegno per coloro che sono
più deboli e sofferenti, non solo materialmente ma anche sotto il profilo dei
valori.
Una
campagna contro la mercificazione dell'uomo e a favore di un recupero
dell'assoluto che spesso finisce schiacciato dalle logiche della società e
dell'economia.
"Dobbiamo
tenere viva nel mondo la sete dell’assoluto - ha raccomandato Francesco - non
permettendo che prevalga una visione della persona umana a una sola dimensione,
secondo cui l’uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa
una delle insidie più pericolose per il nostro tempo".
Un
impegno a testimoniare la presenza di Dio, perché "sappiamo quanta
violenza abbia prodotto nella storia recente il tentativo di eliminare Dio e il
divino dall’orizzonte dell’umanità", dando spazio alla "originaria
apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell’uomo".
Con un
passo in avanti, come ribadito più volte efficacemente anche da Benedetto XVI:
"in ciò - ha concluso papa Francesco - sentiamo vicini anche tutti quegli
uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione
religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della
bellezza, questa verità, bontà e bellezza di Dio, e che sono nostri preziosi
alleati nell’impegno a difesa della dignità dell’uomo, nella costruzione di una
convivenza pacifica fra i popoli e nel custodire con cura il creato".
(eli)
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