sabato 23 marzo 2013

Francesco, Benedetto e l'umiltà


I due papi, il vescovo emerito di Roma e quello regnante, Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio, fianco a fianco inginocchiati in preghiera nella cappella del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo.
Sarà questa una delle immagini che passerà alla storia dello straordinario incontro tra due papi.
Un avvenimento che non ha precedenti: il vescovo di Roma emerito che riceve in visita il papa regnante in quella che, tradizionalmente, è la residenza estiva dei pontefici, utilizzata da Ratzinger in attesa del completamento dei lavori nella sua nuova dimora in Vaticano.

Entrambi con la talare bianca anche se Ratzinger senza fascia e mantelletta, entrambi con lo zucchetto bianco, entrambi con scarpe scure dopo che Benedetto ha dismesso quelle rosse simbolo del sacrificio dei martiri e che Francesco non le ha calzate in linea con il suo stile di massima sobrietà.
Papa Bergoglio è arrivato all'eliporto di Castel Gandolfo poco dopo mezzogiorno, ad attenderlo c'era Benedetto XVI con un giubbetto trapuntato e il bastone che sembra ormai accompagnare ogni suo incerto passo.
Un intenso abbraccio ha segnato il primo momento di questo storico incontro. Poi il trasferimento nel Palazzo apostolico a bordo della stessa auto e la preghiera nella cappella, prima dell'incontro privato - presumibilmente anche sui temi e problemi della curia - e quindi il pranzo.
Il primo a entrare nella cappella Francesco e subito dietro Joseph Ratzinger che ha insistito non poco perché il papa prendesse posto all'inginocchiatoio riservatogli ma papa Bergoglio ha risposto "siamo fratelli" ed ha delicatamente accompagnato il suo predecessore nel banco dove si sono inginocchiati assieme, fianco a fianco. Un'immagine diffusa attraverso le telecamere del Centro televisivo vaticano, con riprese di grandissima suggestione: due vicari di Cristo assieme, inginocchiati in preghiera.
Rimarrà forse questa l'immagine che darà concretezza e risposta definitiva ai tanti commenti sul rivoluzionario gesto di papa Ratzinger di rinuncia al pontificato, a quell'atto di grande amore per la sua Chiesa, alla volontà di lasciare il soglio di Pietro a un pontefice con maggior vigore umano e spirituale.
Dopo i momenti di generale sorpresa e sgomento ma anche di incomprensione e disaccordo da parte di molti, questa immagine scioglie all'improvviso ogni eventuale nodo interpretativo e rende assolutamente chiaro un percorso che sembra disegnato in ogni minimo dettaglio da una mano sapiente. "In tutto quanto è accaduto - aveva detto papa Francesco sabato scorso, durante l'incontro con gli operatori dei media - il protagonista è, in ultima analisi, lo Spirito Santo. Egli ha ispirato la decisione di Benedetto XVI per il bene della Chiesa; Egli ha indirizzato nella preghiera e nell’elezione i cardinali. É importante, cari amici, tenere in debito conto questo orizzonte interpretativo, questa ermeneutica, per mettere a fuoco il cuore degli eventi di questi giorni".
Oggi tutto appare ancora più chiaro, soprattutto a chi non si era affidato docilmente agli avvenimenti, e quell'incontro tra i due papi non può apparire come un'anomalia ma come una straordinaria ricchezza della e per la Chiesa. Una Chiesa che con la sua storia bi-millenaria appare estremamente vitale, capace di rinnovarsi e persino provocatoria verso ogni preconcetto e pregiudizio.
Quelle immagini hanno dato anche dimostrazione del trait d'union tra i due pontificati, della volontà di papa Francesco di mettersi sul cammino spirituale del suo predecessore. Un messaggio che, è auspicabile, risuoni forte alle orecchie di quanti continuano a tracciare assurdi confronti tra i due pontefici, tra due profili caratteriali completamente differenti e sui quali non può certo essere basato il giudizio di un pontificato ma solo, eventualmente, una simpatia tutta personale.
Le parole di papa Francesco parlano chiaro e quei continui riferimenti al suo predecessore non possono essere scambiati per un atto dovuto ma per il sincero apprezzamento e la volontà di porsi sulla scia di quel pontificato così coraggioso, difficile, non ostentato ma assolutamente fondamentale per la chiesa intesa come istituzione ma soprattutto come comunità di credenti.
Francesco aveva rivolto a papa Benedetto le prime parole dopo l'elezione, salutando i fedeli dalla loggia delle benedizioni: "prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca".
Ed ancora nell'incontro con i cardinali, due giorni dopo l'elezione: "un pensiero colmo di grande affetto e di profonda gratitudine rivolgo al mio venerato predecessore Benedetto XVI, che in questi anni di pontificato ha arricchito e rinvigorito la Chiesa con il suo magistero, la sua bontà, la sua guida, la sua fede, la sua umiltà e la sua mitezza. Rimarranno un patrimonio spirituale per tutti! Il ministero petrino, vissuto con totale dedizione, ha avuto in lui un interprete sapiente e umile".
L'umiltà, uno dei valori cui ha ripetutamente dimostrato di ispirarsi papa Bergoglio, adottando innanzitutto il nome di Francesco di Assisi, il santo della pace, del dialogo, dell'amore per il creato, della dignità per ogni persona e, appunto, dell'umiltà. 
Quell'umiltà che Francesco riconosce in papa Benedetto tanto da pensare a lui quando vede l'icona della Madonna dell'umiltà che gli dona in questo primo incontro, come gesto di riconoscenza sottolineando come "in questi anni ci ha dato tanti segni di umiltà e di tenerezza". (eli) 



Articolo pubblicato da Rai Vaticano

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