venerdì 25 gennaio 2013

Reti sociali: lo spazio dove si comunica se stessi


Le porte delle reti sociali possono e devono spalancarsi dinanzi alla verità e alla fede, divenendo non solo degli strumenti ma dei veri e propri spazi relazionali e di evangelizzazione.
Il messaggio di papa Benedetto XVI per la 47ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (che sarà celebrata in tutto il mondo il prossimo 12 maggio) verte ancora una volta sul mondo digitale.

Segno della consapevolezza che gli uomini di oggi frequentano, contestualmente alla vita reale, anche gli spazi di incontro della rete e che "l'ambiente digitale - si legge nel messaggio - non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani".
Dopo aver affrontato il tema de "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola" nel 2010, l'anno successivo fu la volta di "Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale" e l'anno scorso "Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione".
Una vera e propria sfida, questa, a saper valorizzare il silenzio come spazio utile per ascoltare se stessi e gli altri, sino a vedervi una parte integrante della comunicazione.
Un passaggio necessario ed obbligato, persino propedeutico all'utilizzo dei nuovi media: con l'immersione nel mondo digitale, capace di proporre una moltitudine di stimoli, di proposte, di possibili legami relazionali, è necessaria un'azione di discernimento. Una vera e propria opera di conoscenza di noi stessi, utile ad approfondire il proprio pensiero, a comprendere meglio ciò che vogliamo dire o ciò che ci attendiamo dagli altri. Un modo per dare contenuto e verità alle parole.
Potremmo definire questi passaggi una sorta di vademecum di colpevolezza per il navigatore che, nel messaggio per il 2013, papa Ratzinger arricchisce con la raccomandazione ad agire con rispetto, attenzione della privacy, responsabilità e dedizione alla verità.
Solo attraverso un uso serio della rete "lo scambio di informazioni può diventare vera comunicazione, i collegamenti possono maturare in amicizia, le connessioni agevolare la comunione".
E il presupposto per la creazione di rapporti veri e fecondi è indubbiamente l'autenticità in quanto "in questi spazi non si condividono solamente idee e informazioni ma in ultima istanza si comunica se stessi".
Non è la prima volta che il papa parla del problema delle false identità in rete e questa volta sembra fare un passo in avanti, richiamando l'utente a una maggiore consapevolezza: la rete non è una via di fuga dalla quotidianità nella quale mistificare la propria soggettività, bensì un aspetto intrinseco alla vita reale.
Una "parte del tessuto stesso della società", così il papa definisce i network che uniscono le persone sulla base di "bisogni fondamentali" come la costruzione di relazioni, la ricerca di risposte alle proprie domande, il divertimento, lo stimolo intellettuale, la condivisione di informazioni.
Da tempo è ormai evidente la "benedizione" di Benedetto XVI ai nuovi strumenti offerti dalla rete, come dimostra la scelta della Chiesa di stare via via al passo con le nuove proposte della tecnologia e come evidenzia la presenza del papa su Twitter (@Pontifex), pulpito dal quale - da oltre due mesi - "invia" tweet con parsimonia in verità ma sufficienti a dare un chiaro segnale di presenza e di stimolo a utilizzare questi canali di evangelizzazione.
Ma è indubbio che la volontà a stare nei new media e nella vorticosa corrente della comunicazione non può far prescindere né tantomeno illudere su una domanda: quanto i messaggi, inviati in questo mare magnum, giungano effettivamente sulla terra ferma del pensiero e della presa di coscienza.
Ecco che la sostanza del messaggio finisce per vedersi superata in diffusione e condivisione dalla popolarità a discapito della propria effettiva rilevanza. "La popolarità - sottolinea il papa - è poi frequentemente connessa alla celebrità o a strategie persuasive piuttosto che alla logica dell'argomentazione. A volte, la voce discreta della ragione può essere sovrastata dal rumore delle eccessive informazioni e non riesce a destare l'attenzione che invece viene riservata a quanti si esprimono in maniera più suadente".
Un dato di fatto che non può certo scoraggiare i nuovi discepoli digitali, nella consapevolezza che la Parola di Dio - e la propria testimonianza - devono essere portati ovunque, con i mezzi e i linguaggi propri del tempo. Donando "se stessi agli altri - si legge - attraverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell'esistenza umana".
Dunque un invito a utilizzare con sensibilità le reti sociali, come forma di donazione, confronto e condivisione, senza lasciarsi scoraggiare dalle grida che vi riecheggiano ma procedendo con la convinzione che "Elia riconobbe la voce di Dio non nel vento impetuoso e gagliardo, né nel terremoto o nel fuoco, ma nel «sussurro di una brezza leggera»" (1 Re 19, 11-12). (eli)  

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