martedì 8 gennaio 2013

La montagna, il silenzio e Karol Wojtyla


Inverno tempo di montagna, con il candore e il silenzio della neve che riconcilia con se stessi e con il mondo, schiudendo quegli spazi alla meditazione in genere interdetti dal caos delle nostre città.
Un'esigenza comune a molti di noi, spesso in cerca di un isolamento dagli altri, fosse anche con un paio di cuffie in metro, per ricercare momenti nostri, per goderci i nostri pensieri, per alimentare i nostri sogni, per dialogare con la parte più intima di noi, declinando quel colloquio nelle forme più consone alle nostre abitudini e al nostro credo.
A questa esigenza non si sottraeva neppure Karol Wojtyla tanto più che, essendo abituato agli spazi della sua Polonia, alle montagne e alle passeggiate rigeneranti, avvertiva piuttosto "stretti" gli ambienti vaticani. 
Le sue uscite in incognito dal Palazzo Apostolico, alla volta di luoghi dove poter passeggiare e sciare, sono ormai conosciute in molti dettagli, gettandogli addosso quell'aura di normalità che ne ha fatto una delle sue caratteristiche distintive e tanto apprezzate.
In molte di queste mete sono rimaste fotografie del papa sciatore e alpinista, magari a chiacchiera con la gente del luogo, con quella semplicità che connota sole le grandi persone.
Ma c'è un posto dove è rimasto qualcosa in più, dove Giovanni Paolo II sembra essere costantemente presente, forse per la consapevolezza del suo attaccamento che rende ognuno testimone e interprete di quell'amore.
Questo piccolo borgo, San Pietro della Ienca in provincia de L'Aquila,  ha dato ospitalità in un primo tempo casualmente a papa Wojtyla. I racconti del suo segretario, il cardinale Stanislao Dziwisz, hanno permesso di ricostruire con precisione il motivo per cui il papa finì proprio in quel luogo del territorio abruzzese, sconosciuto a molti.
Fu una bufera a costringere la macchina su cui viaggiava Giovanni Paolo II a cambiare programma: niente piste di sci a Campo Imperatore ma un giro nella zona e l'improvvisa curiosità del papa di visitare quella piccola chiesetta in pietra appena visibile dalla strada.
Papa Wojtyla da quel momento vi ritornerà più volte, per immergersi nella preghiera come era solito fare, per trovare momenti da dedicare al silenzio e alla riflessione, muovendo proprio da lì per compiere escursioni sul Gran Sasso.
Affresco della chiesa
Quel luogo gli garantiva la pace tanto desiderata, il contatto con la natura e il massimo riserbo tanto che non si contano le volte che fu ospite di questo piccolo borgo.
Solo nel 1995 si seppe di questa meta abituale, imprimendo così un rinnovato slancio alla tutela di quell'ambiente suggestivo e speciale.
Una quindicina di anni fa è stata costituita l'associazione culturale "San Pietro della Ienca" che, presieduta da Pasquale Corrieri, ha ridato impulso al recupero e valorizzazione del borgo.
La statua di Giovanni Paolo II,
rivolta verso il Gran Sasso,
opera  di  Fiorenzo Bacci
Con la morte di Giovanni Paolo II i progetti si sono ammantati di devozione e di riconoscenza per quella lunga frequentazione, tanto da avviare l'iter per il riconoscimento come santuario, avvenuto il 18 maggio del 2011, nella ricorrenza della nascita del papa.
A San Pietro della Ienca tutto parla di Wojtyla, a partire dalle indicazioni stradali con la dicitura "Chiesa del papa", la stele in ricordo delle sue visite, la scultura bronzea posta dinanzi alla chiesa, il sentiero di montagna che parte proprio da lì e persino una cima del complesso del Gran Sasso d'Italia a lui dedicata.
Questo luogo rappresenta così una tappa abituale per i molti devoti che amano ripercorrere i luoghi wojtyliani per condividere, con il beato Giovanni Paolo II, gli stessi scorci di paesaggio, per cogliere le stesse sensazioni, per ricercare i medesimi momenti di meditazione e di spiritualità. (eli)


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