È un apostolato della
condivisione quello che sta caratterizzando i primi giorni di pontificato di
papa Francesco, attraverso un'impronta di grande semplicità e di vicinanza alla
gente.
L'ennesima
dimostrazione si è avuta nella parrocchia di Sant'Anna, la piccola chiesetta
barocca del Vaticano, dove papa Bergoglio ha celebrato la messa domenicale.
L'omelia
a braccio, sulla parabola dell'adultera contro la quale tutti erano pronti a
scagliare pietre.
"Anche
noi - ha detto il papa - credo che siamo questo popolo che, da una parte vuole
sentire Gesù, ma dall’altra, a volte, ci piace bastonare gli altri, condannare
gli altri".
Papa
Francesco ha fatto una breve ma efficace omelia, in un contesto di grande
semplicità che, non fosse stato per quelle telecamere presenti a riprendere
l'evento, avremmo detto trattarsi di una delle tante messe celebrate ogni
giorno nelle parrocchie del mondo da semplici sacerdoti che hanno dedicato la
loro vita a Dio e agli altri. E questo, in fin dei conti, è il nuovo papa,
"pescato" quasi alla fine del mondo, catapultato sul soglio di Pietro
dalle periferie povere e affamate di Buenos Aires. Un sacerdote divenuto
vescovo e poi cardinale ma solo nei titoli, non nell'essenza della sua
semplicità e impegno verso gli ultimi. Se si è tagliati in una certa maniera,
se si è onestamente convinti della propria missione, non è certo il colore
della berretta che fa cambiare la propria visione degli altri e di se stessi.
E
quindi dalle testimonianze di chi lo conosce da decenni, niente è cambiato in
Jorge Mario Bergoglio, da quando era sacerdote, arcivescovo, cardinale e papa.
Noi lo vediamo oggi, come massima autorità religiosa, e quasi ci sorprendiamo
per quella semplicità che caratterizza ogni suo gesto, per quella ricerca di
contatto con la gente, per la volontà di essere testimonianza diretta e
palpabile del messaggio evangelico.
"Il
messaggio di Gesù è quello: la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il
messaggio più forte del Signore: la misericordia - dice durante l'omelia -. Ma
Lui stesso l’ha detto: Io non sono venuto per i giusti; i giusti si
giustificano da soli. Io sono venuto per i peccatori".
La
sua presenza tra la gente, improvvisa e spontanea, rappresenta così un
messaggio che va ben oltre la sorpresa del papa a portata di clic di macchine
fotografiche, cellulari e tablet. Costituisce l'opportunità di sentire vicino e
seguire il successore di Pietro, affidandosi a quelle parole e a quei gesti
così veri e immediati, che ti vengono a cercare, che si fanno ascoltare e
osservare, che arrivano alle corde più profonde delle emozioni, provocando
qualche brivido e lacrima. "Non è facile affidarsi alla misericordia di
Dio - aggiunge papa Francesco - perché quello è un abisso incomprensibile. Ma
dobbiamo farlo!".
Il
papa argentino parla di perdono e lo fa in modo efficace, invitando a una
umiltà che consiste anche nel chiedere noi stessi perdono: "il Signore mai
si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono.
E chiediamo la grazia di non stancarci di chiedere perdono, perché Lui mai si
stanca di perdonare. Chiediamo questa grazia".
Prima
della conclusione della celebrazione eucaristica, papa Francesco ha presentato
ai fedeli un giovane parroco, padre Gonzalo, impegnato in Argentina nel
recupero dei ragazzi di strada e dei drogati, fondando una scuola per dare loro
un lavoro.
E
poi il gesto che ha sorpreso tutti, cui non siamo molto abituati nelle nostre
parrocchie e che nessuno si sarebbe aspettato da un pontefice: al termine della
celebrazione papa Francesco è uscito fuori dalla piccola chiesa aspettando lì i
fedeli per salutarli uno ad uno. Sorrisi, abbracci, baci, qualche battuta nella
sorpresa generale ma anche nella dimostrazione di una presenza che non conosce
gerarchie ma solo la condivisione di un cammino di fede.
In
un crescendo di incredulità, papa Francesco - tra una sbirciatina all'orologio
per non fare tardi all'Angelus e qualche occhiata scambiata con il personale
faticosamente impegnato a seguire questi fuori programma - ha raggiunto le
persone presenti all'esterno di porta San'Anna, dietro le transenne posizionate
per arginare entusiasmo e curiosità dei presenti. Ancora strette di mano,
sorrisi, saluti, con il personale della sicurezza comprensibilmente in stato di
fibrillazione.
Quindi
l'Angelus dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico con quel drappo
ancora privo dello stemma papale. Il riferimento al Vangelo del giorno, al Padre
misericordioso e paziente, alla misericordia che cambia il mondo e a quel libro
del cardinale Kasper che ha accompagnato il cardinale Bergoglio nei giorni di
passaggio dalla veste porpora a quella bianca.
Piazza
San Pietro strapiena di fedeli, ai quali si sono aggiunti quelli che seguivano l'Angelus
attraverso i mezzi di comunicazione. Ancora un accenno alla scelta di imporsi
il nome Francesco, come san Francesco di Assisi, il santo dei poveri,
dell'umiltà, della pace, dell'amore per il creato. Non si stanca di ripeterlo
papa Francesco, dopo aver precisato questo aspetto già nell'udienza con i
giornalisti.
Chiede
di pregare per lui, un altro atto di condivisione e di umiltà per un cammino
comune con il popolo di Dio, il suo popolo. Lo aveva fatto la sera stessa
dell'elezione, con quell'inchino inatteso al mondo. Lo ha ripetuto oggi in
piazza San Pietro. E anche su Twitter, attraverso l'account attivato da Benedetto
XVI e mantenuto dal nuovo papa: Cari amici vi ringrazio di cuore e vi chiedo di
continuare a pregare per me. Papa Francesco. (eli)
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