Don Lorenzo Milani è uno dei miei punti fermi. Oggi se ne parla ovunque in quanto si celebrano i 100 anni dalla nascita.
La sua vita e i suoi scritti li ripercorro spesso in quanto ci trovo i segni tangibili della fede vera e di come dovremmo trasformare la nostra società per essere davvero fratelli.
Andava al sodo, don Lorenzo, e aveva creato attorno a sé un gruppo di giovani finalmente pronti ad entrare in quel mondo che sembrava invece respingerli, in primis per la loro posizione sociale.
Don Lorenzo aveva insegnato ai suoi ragazzi che tutti abbiamo diritto a entrare ovunque, ovviamente impegnandoci a dovere. Messaggio quantomai attuale oggi, nell'epoca delle scorciatoie che fanno convergere nelle corsie di sorpasso chi non ha titoli, se li appiccica addosso o addosso gli sono messi dai protettori.
Don Lorenzo ci ha dato un grandissimo insegnamento su quello che dovrebbe essere il ruolo formativo della scuola.
Dalla sua esperienza di vita abbiamo appreso che non esiste periferia se riusciamo a farci fiorire i valori, l'amore e l'impegno e che anche un posto sperduto come Barbiana - destinato ad essere un niente sulle cartine geografiche - può diventare il centro di un grande modello educativo e meta, ancora oggi, di un costante pellegrinaggio mosso dalla gratitudine e dall'affinità.
Un prete tanto scomodo per quella Chiesa, di ieri ma anche di oggi, poco avvezza alle "sane" rivoluzioni. Ecco uno dei grandi limiti degli ambienti ecclesiastici, poco coraggiosi e poco determinati a far prevalere la verità.
Poi Milani ci ha insegnato un'altra verità rivoluzionaria, ovvero che l'obbedienza non è sempre una virtù.
E allora buon compleanno Priore, luce per tante persone di "periferia" e per chi crede che la Chiesa non è quella dei piani alti ma quella delle strade, ancor più se sterrate, dissestate, polverose o fangose, come appunto quelle di Barbiana.
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