giovedì 18 ottobre 2012

Il cardinale John Tong Hon, voce della Cina nel sinodo dei vescovi

Il cattolicesimo cinese ha il volto del cardinale John Tong Hon, vescovo di Hong Kong e presidente delegato del Sinodo dei vescovi, dal 7 ottobre riunito in Vaticano per discutere de "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana".
Il cardinale Tong Hon con Padre Federico Lombardi
Sino a domenica 28 i Padri sinodali si confronteranno in vista poi della redazione delle "propositiones" da sottoporre a papa Benedetto XVI.


Il cardinale Tong Hon sta vivendo con grande entusiasmo questa occasione di confronto con rappresentanti della Chiesa universale, dove "i vescovi parlano dal profondo del cuore", lui che proviene da un Paese difficile dove il governo ha persino impedito la partecipazione ai "suoi" vescovi.
Proprio per questo la presenza del cardinale Tong Hon riveste una grande importanza per la Cina cattolica che vuole accogliere una ventata della nuova evangelizzazione.
"In un solo anno abbiamo avuto oltre tremila nuovi battezzati e il numero è in crescita e si contano più di mille catechisti" assicura il vescovo di Hong Kong.
Ma tanto c'è da lavorare anche sul piano delle vocazioni religiose che stentano a decollare. "Per questo è importante ascoltare anche le altre culture - spiega il cardinale vedendo in questa avarizia dei numeri il riflesso dell'edonismo - ed è altrettanto importante dare un esempio vivente che Cristo è felicità, gioia, passione".
John Tong Hon, 73 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1966, vescovo nel 1996 e creato cardinale nell'ultimo concistoro dello scorso febbraio.
Dal 2009 è vescovo di Hong Kong, succeduto al cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, e, salvo nuove nomine in un prossimo concistoro, è l'unico elettore cinese del collegio cardinalizio, in considerazione che il suo predecessore alla diocesi di Honk Kong ha raggiunto la soglia degli ottanta anni.
Pregherà anche per questo il cardinale cinese, perché crescano le vocazioni nel suo Paese ma anche perché "un giorno il governo abbia un approccio più aperto verso altre confessioni. Concedendo maggior libertà guadagnerebbe una miglior reputazione in tutto il mondo".

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