Il 22 ottobre del 1978, a sei giorni dall'elezione, Giovanni Paolo II celebrò
la messa di inizio del suo pontificato.
Ripropongo integralmente l'omelia pronunciata quella domenica in Piazza
San Pietro. Ricordando che oggi non solo ricorre il 34° anniversario di quella
cerimonia ma anche la festa liturgica del Beato Giovanni Paolo II
Queste parole ha pronunciato Simone figlio di
Giona, nella regione di Cesarea di Filippo. Sì, le ha espresse con la propria
lingua, con una profonda, vissuta, sentita convinzione, ma esse non trovano in
lui la loro fonte, la loro sorgente: “...perché né la carne né il sangue te
l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17). Queste
erano parole di Fede.
Esse segnano l’inizio della missione di Pietro
nella storia della salvezza, nella storia del Popolo di Dio. Da allora, da tale
confessione di Fede, la storia sacra della salvezza e del Popolo di Dio doveva
acquisire una nuova dimensione: esprimersi nella storica dimensione della
Chiesa. Questa dimensione ecclesiale della storia del Popolo di Dio trae le sue
origini, nasce infatti da queste parole di Fede e si allaccia all’uomo che le
ha pronunciate: “Tu sei Pietro – roccia, pietra – e su di te, come su una
pietra, io costruirò la mia Chiesa”.
Quest’oggi e in questo luogo bisogna che di nuovo
siano pronunciate ed ascoltate le stesse parole: “Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivente”.
Sì, Fratelli e Figli, prima di tutto queste
parole.
Il loro contenuto dischiude ai nostri occhi il
mistero di Dio vivente, mistero che il Figlio conosce e che ci ha avvicinato.
Nessuno, infatti, ha avvicinato il Dio vivente agli uomini, nessuno Lo ha
rivelato come l’ha fatto solo lui stesso. Nella nostra conoscenza di Dio, nel
nostro cammino verso Dio siamo totalmente legati alla potenza di queste parole
“Chi vede me, vede pure il Padre”. Colui che è Infinito, inscrutabile,
ineffabile si è fatto vicino a noi in Gesù Cristo, il Figlio unigenito, nato da
Maria Vergine nella stalla di Betlemme.
– Voi
tutti che già avete la inestimabile ventura di credere,
– voi
tutti che ancora cercate Dio,
– e pure
voi tormentati dal dubbio:
vogliate
accogliere ancora una volta – oggi e in questo sacro luogo – le parole
pronunciate da Simon Pietro. In quelle parole è la fede della Chiesa. In
quelle stesse parole è la nuova verità, anzi, l’ultima e definitiva verità
sull’uomo: il figlio del Dio vivente. “Tu sei il Cristo, Figlio del Dio
vivente”!
Oggi il nuovo Vescovo di Roma inizia solennemente
il suo ministero e la missione di Pietro. In questa Città, infatti, Pietro ha
espletato e ha compiuto la missione affidatagli dal Signore.
Il Signore si rivolse a lui dicendo: “...quando
eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi; ma quando
sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà
dove tu non vuoi” (Gv 21,18).
Pietro è venuto a Roma!
Cosa lo ha guidato e condotto a questa Urbe,
cuore dell’Impero Romano, se non l’obbedienza all’ispirazione ricevuta dal
Signore? Forse questo pescatore di Galilea non avrebbe voluto venire fin qui.
Forse avrebbe preferito restare là, sulle rive del lago di Genesaret, con la
sua barca, con le sue reti. Ma, guidato dal Signore, obbediente alla sua
ispirazione, è giunto qui!
Secondo un’antica tradizione (che ha trovato
anche una sua magnifica espressione letteraria in un romanzo di Henryk
Sienkiewicz), durante la persecuzione di Nerone, Pietro voleva abbandonare
Roma. Ma il Signore è intervenuto: gli è andato incontro. Pietro si rivolse a
lui chiedendo: “Quo vadis, Domine?” (Dove vai, Signore?). E il Signore gli
rispose subito: “Vado a Roma per essere crocifisso per la seconda volta”.
Pietro tornò a Roma ed è rimasto qui fino alla sua crocifissione.
Sì, Fratelli e Figli, Roma è la Sede di Pietro.
Nei secoli gli sono succeduti in questa Sede sempre nuovi Vescovi. Oggi un
nuovo Vescovo sale sulla Cattedra Romana di Pietro, un Vescovo pieno di
trepidazione, consapevole della sua indegnità. E come non trepidare di fronte
alla grandezza di tale chiamata e di fronte alla missione universale di questa
Sede Romana?!
Alla Sede
di Pietro a Roma sale oggi un Vescovo che non è romano. Un Vescovo che è figlio
della Polonia. Ma da questo momento diventa pure lui romano. Sì, romano!
Anche perché figlio di una nazione la cui storia, dai suoi primi albori, e le
cui millenarie tradizioni sono segnate da un legame vivo, forte, mai
interrotto, sentito e vissuto con la Sede di Pietro, una nazione che a questa
Sede di Roma è rimasta sempre fedele. Oh, inscrutabile è il disegno della
divina Provvidenza!
Nei secoli passati, quando il Successore di
Pietro prendeva possesso della sua Sede, si deponeva sul suo capo il triregno,
la tiara. L’ultimo incoronato è stato Papa Paolo VI nel 1963, il quale, però,
dopo il solenne rito di incoronazione non ha mai più usato il triregno
lasciando ai suoi Successori la libertà di decidere al riguardo.
Il Papa Giovanni Paolo I, il cui ricordo è così
vivo nei nostri cuori, non ha voluto il triregno e oggi non lo vuole il suo
Successore. Non è il tempo, infatti, di tornare ad un rito e a quello che,
forse ingiustamente, è stato considerato come simbolo del potere temporale dei
Papi.
Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga
a guardare il Signore e ad immergere in una umile e devota meditazione del
mistero della suprema potestà dello stesso Cristo.
Colui che è nato dalla Vergine Maria, il Figlio
del falegname – come si riteneva –, il Figlio del Dio vivente, come ha
confessato Pietro, è venuto per fare di tutti noi “un regno di sacerdoti”.
Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato il
mistero di questa potestà e il fatto che la missione di Cristo – Sacerdote,
Profeta-Maestro, Re – continua nella Chiesa. Tutti, tutto il Popolo di Dio è
partecipe di questa triplice missione. E forse nel passato si deponeva sul capo
del Papa il triregno, quella triplice corona, per esprimere, attraverso tale simbolo,
che tutto l’ordine gerarchico della Chiesa di Cristo, tutta la sua “sacra
potestà” in essa esercitata non è altro che il servizio, servizio che ha per
scopo una sola cosa: che tutto il Popolo di Dio sia partecipe di questa
triplice missione di Cristo e rimanga sempre sotto la potestà del Signore, la
quale trae le sue origini non dalle potenze di questo mondo, ma dal Padre
celeste e dal mistero della Croce e della Risurrezione.
La potestà assoluta e pure dolce e soave del
Signore risponde a tutto il profondo dell’uomo, alle sue più elevate
aspirazioni di intelletto, di volontà, di cuore. Essa non parla con un
linguaggio di forza, ma si esprime nella carità e nella verità.
Il nuovo Successore di Pietro nella Sede di Roma
eleva oggi una fervente, umile, fiduciosa preghiera: “O Cristo! Fa’ che io
possa diventare ed essere servitore della tua unica potestà! Servitore della
tua dolce potestà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto! Fa’
che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi”.
Fratelli e
Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!
Aiutate il
Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo,
servire l’uomo e l’umanità intera!
Non
abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!
Alla sua
salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come
quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate
paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!
Oggi così
spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo
cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso
dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi
imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.
Proprio oggi la Chiesa intera celebra la sua
“Giornata Missionaria Mondiale”, prega, cioè, medita, agisce perché le parole
di vita del Cristo giungano a tutti gli uomini e siano da essi accolte come
messaggio di speranza, di salvezza, di liberazione totale.
Ringrazio tutti i presenti che hanno voluto
partecipare a questa solenne inaugurazione del ministero del nuovo Successore
di Pietro.
Ringrazio di cuore i Capi di Stato, i
Rappresentanti delle Autorità, le Delegazioni di Governi per la loro presenza
che mi onora tanto.
Grazie a voi, Eminentissimi Cardinali della Santa
Chiesa Romana!
Vi ringrazio, diletti Fratelli nell’Episcopato!
Grazie a voi, Sacerdoti!
A voi Sorelle e Fratelli, Religiose e Religiosi
degli Ordini e delle Congregazioni! Grazie!
Grazie a voi, Romani!
Grazie ai pellegrini convenuti da tutto il mondo!
Grazie a quanti sono collegati a questo Sacro Rito
attraverso la Radio e la Televisione!
Do Was sie zwracam umilowani moi Rodacy,
Pielgrzymi z Polski, Bracia Biskupi z Waszym Wspanialym Prymasem na czele,
Kaplani, Siostry i Bracia polskich Zakonów – do Was, Przedstawiciele Polonii z
calego swiata.
A cóz powiedziec do Was, którzy tu przybyliscie z
mojego Krakowa, od stolicy sw. Stanislawa, ktorego bylem niegodnym nastepca
przez lat czternascie. Coz powiedziec? Wszystko co bym mogl powiedziec bedzie
blade w stosunku do tego, co czuje w tej chwili mofe serce. A takze w stosunku
do tego, co czuja Wasze serca.
Wiec oszczedzmy slów. Niech pozostanie tylko
wielkie milczenie przed Bogiem, ktore jest sama modlitwa.
Prosze
Was! Badzcie ze mna! Na Jasnej Gorze i wszedzie! Nie przestawajcie byc z
Papiezem, który dzis prosi slowami poety “Matko Boza, co Jasnej bronisz
Czestochowy i w Ostrej swiecisz Bramie”!i do Was kieruie te slowa w takiej
niezwyklej chwili.
È stato questo un appello ed un invito alla
preghiera per il nuovo Papa, appello espresso in lingua polacca. Con lo stesso
appello mi rivolgo a tutti i figli ed a tutte le figlie della Chiesa Cattolica.
Ricordatemi oggi e sempre nella vostra
preghiera.
Aux catholiques des pays de langue française,
j’exprime toute mon affection et tout mon dévouement! Et je me permets de compter sur votre soutien
filial et sans réserve! Puissiez-vous progresser dans la foi! A ceux qui
ne partagent pas cette foi, j’adresse aussi mon salut respectueux et cordial.
J’espère que leurs sentiments de bienveillance faciliteront la mission
spirituelle qui m’incombe et qui n’est pas sans retentissements sur le bonheur
et la paix du monde!
To
all of you who speak English I offer in the name of Christ a cordial greeting.
I count on the support of your prayers and your good will in carrying out my
mission of service to the Church and mankind. May Christ give you his grace and
his peace, overturning the barriers of division and making all things one in
him.
Einen
herzlichen Gruss richte ich an die hier anwesenden Vertreter und alle Menschen
aus den Ländern deutscher Sprache. Verschiedene Male – und erst kürzlich durch
meinen Besuch in der Bundersrepublik Deutschland – hatte ich Gelegenheit, das
segensreiche Wirken der Kirche und Ihrer Gläubigen persönlich kennen und
Schätzen zu lernen. Lassen Sie Ihren opferbereiten Einsatz für Christus auch
weiterhin fruchtbar werden für die grossen Anliegen und Note der Kirche in
aller Welt. Darum bitte ich Sie und empfehle meinen neuen apostolischen Dienst
auch Ihrem besonderen Gebet.
Mi pensamiento se dirige ahora hacia el mundo de
la lengua española, una porción tan considerable de la Iglesia de Cristo. A
vosotros, Hermanos e hijos queridos, llegue en este momento solemne el
afectuoso saludo del nuevo Papa. Unidos por los vínculos de una común fe católica,
sed fieles a vuestra tradición cristiana, hecha vida en un clima cada vez más
justo y solidario, mantened vuestra conocida cercanía al Vicario de Cristo y
cultivad intensamente la devoción a nuestra Madre, María Santísima.
Irmaos e Filhos de língua portuguesa: como “servo
dos servos de Deus”, eu vos saúdo afectuosamente no Senhor. Abenoando-vos,
confio na caridade da vossa oraao, e na vossa fidelidade para viverdes sempre a
mensagem deste dia e deste rito: “Tu és o Cristo, o Filho de Deus vivo!”.
Apro il cuore a tutti i Fratelli delle Chiese e
delle Comunità Cristiane, salutando, in particolare, voi che qui siete
presenti, nell’attesa del prossimo incontro personale; ma fin d’ora vi esprimo
sincero apprezzamento per aver voluto assistere a questo solenne rito.
E ancora
mi rivolgo a tutti gli uomini, ad ogni uomo (e con quale venerazione l’apostolo
di Cristo deve pronunciare questa parola: uomo!).
Pregate
per me!
Aiutatemi perché io vi possa servire!
Amen.
(fonte: http://www.vatican.va)
Nessun commento:
Posta un commento