Il 19 giugno per me non è un giorno come gli altri e non lo è dal 1996, con l'alluvione in Versilia e Garfagnana.
Nelle mie cronache per il quotidiano Il Tirreno, ho camminato sul terreno attraversato dalla morte, dalla distruzione, dalla furia incontrastabile della natura.
Ed è lì che ho incontrato la forza della gente della mia Versilia e la caparbietà che ci contraddistingue.
Su quel terreno ho potuto comprendere, nella concretezza, cosa significhi il giornalismo come servizio: non ricerca di scoop, non cavalcare l'esasperazione e la disperazione, non la conta delle lacrime per spettacolarizzare il dolore ma il racconto dei fatti, puntuale e documentato, cercando di marciare tutti assieme verso la luce della rinascita.
Ancora oggi il mio pensiero va alle quattordici vittime, in particolare ai piccoli Giulia e Alessio, di quattro e otto anni, e a chi ha lottato con grande dignità, per mantenere vive le proprie radici e per garantire un futuro alla montagna versiliese.
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