Cos'è la libertà di stampa? Si celebra oggi uno dei capisaldi della democrazia, ovvero la libera informazione.
In genere si collega allo status di un Paese, misurandola in base al suo livello di democrazia, con parametri ben precisi che prendono in considerazione il numero delle testate esistenti e capaci di svolgere il proprio ruolo, l'autonomia dei suoi giornalisti, la circolazione di notizie anche e soprattutto non in linea con il potere in carica, la libertà per chi dissente (con correttezza e continenza di linguaggio) di dire la sua e mettere sul piatto del dibattito la propria posizione.
Parlando di libertà si pensa innanzitutto, e anche giustamente, ai condizionamenti e agli ostacoli esterni che la minano nella sua piena manifestazione democratica.
Ma credo che, dato per scontato questo presupposto, sia necessario riflettere anche sulla nostra libertà come professionisti, guardando all’onestà con cui ci approcciamo ai fatti da trasformare in notizie, rispettando innanzitutto il ciclo produttivo della notizia, svolgendo correttamente il nostro operato, rifuggendo dalle scorciatoie - di tutti i tipi - che ne impediscono la piena e autentica realizzazione.
Solo recuperando i capisaldi di questa professione, ed esercitandola con lealtà, potremo parlare di informazione libera perché saremo noi giornalisti i primi a onorarla.
Come fare? Innanzitutto ripristinando i veri meccanismi della professione, divenendo pazienti artigiani e contadini dell'informazione, dimostrando che i frutti del raccolto vanno attesi e curati con serietà. Dalla scrupolosa ricerca delle notizie alla lettura onesta dei fatti, dalla verifica delle fonti alla produzione della notizia, alzando lo sguardo dalle informazioni appiattite che passano sul desk per cominciare a leggere la realtà con i nostri occhi, per comprenderla e quindi raccontarla.
Solo in questo modo potremo rendere l'informazione veramente libera di essere quello che deve essere: seme di verità, di onestà e di democrazia.
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