A
San Pietro della Ienca - il piccolo borgo dove si trova il santuario dedicato a
Giovanni Paolo II - tutto testimonia la presenza di Karol Wojtyla e forse,
proprio per questo, il furto della sua reliquia appare ancora più una
profanazione, anche dei nostri sentimenti.
Questo
grazioso luogo, adagiato ai piedi del Gran Sasso è stato per innumerevoli volte
la meta delle uscite segrete di Giovanni Paolo II, desideroso di dilatare gli
spazi angusti del Vaticano verso orizzonti ben più ampi, come può essere questo
imponente gruppo montuoso.
Un
posto ideale per il papa polacco che, scoprendo questa piccola chiesetta in
pietra, vi aveva trovato il naturale luogo per pregare, in un contesto semplice
e informale.
Solo
nel 1995 uscì la notizia di queste visite e, d'altra parte, non bisogna certo
stupirsi del fatto che tutto fosse avvenuto sino a quel momento in incognito:
il borgo è in una zona isolata, con appena una manciata di case che favoriscono
massima tranquillità e riserbo.
Lo
stesso che ha permesso a ignoti di sottrarre, probabilmente nella notte tra venerdì
e sabato, una reliquia dell'ormai prossimo santo Giovanni Paolo II, consistente
in una piccola garza con del sangue.
Un
dono prezioso che il cardinale Stanislao Dziwisz, segretario di Giovanni Paolo
II e oggi arcivescovo di Cracovia, aveva donato al santuario, meta di
moltissimi pellegrini che riescono a ritrovare in questo luogo una sorta di
simbiosi con Giovanni Paolo II, non solo per le opere d'arte o i sentieri che
portano il suo nome ma, soprattutto, per quelle emozioni e sensazioni che non
passano dal raziocinio ma dal cuore.
San
Pietro della Ienca, infatti, è un luogo del cuore e dello spirito tanto che
ferisce ancor più questo gesto, al momento non facilmente inquadrabile.
Gli
inquirenti si sono messi immediatamente al lavoro su quelle che potrebbero
essere le piste più accreditate: quella satanica e il mercato delle reliquie.
La
prima, e più inquietante, è dettata dalla prossimità di ricorrenze del
calendario satanico che potrebbero aver spinto al furto di oggetti emblematici
per la profanazione. Assieme al sangue di Giovanni Paolo II, infatti, è stato
sottratto dalla chiesa pure un crocifisso.
L'altra
ipotesi, per la quale sarebbe ipotizzabile un furto su commissione, fa pensare
al florido mercato di reliquie attorno al quale si alimentano le attenzioni di quei
collezionisti che aspirano a possedere qualche resto biologico dei santi. A
questo proposito, non bisogna dimenticare che il prossimo 27 aprile ci sarà la
canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII e il fatto che il beato
Wojtyla stia per diventare santo, potrebbe smuovere i peggiori appetiti, con un
evidente incremento del valore di mercato di quel sangue.
Certo,
parlare di valore economico di una reliquia è di per sé un non senso, se non
qualcosa di peggio, ma è anche vero che ci sono appassionati del genere che
darebbero chissà cosa per possedere qualche oggetto strettamente connesso a un
santo così amato.
È
evidente che tutto ciò è assai lontano dal senso evangelico ma non c'è poi
tanto da stupirsi se pensiamo all'atteggiamento di quei mafiosi che pianificano
le stragi contornati da altarini, con il rosario tra le mani e leggendo la
Bibbia.
Di
sicuro questo atto, a metà tra il furto e il sacrilegio, indigna e preoccupa,
tanto da aver suscitato una catena ininterrotta di commenti, di messaggi di
solidarietà, di preghiere perché tutto si concluda presto e bene.
In
questo momento così difficile, il pensiero non può che andare a quel luogo
straordinario e a chi, negli anni, ha fatto sì che quella chiesetta facesse
sentire la presenza di Giovanni Paolo II sempre viva e rassicurante
alimentandone così la sana devozione, come Pasquale Corriere fondatore dell'Associazione
culturale "San Pietro della Ienca", instancabile ed entusiasta
sostenitore della memoria di Karol Wojtyla tra le montagne dell'Abruzzo.
Impossibile,
dinanzi a questo fattaccio, non ripensare a quel luogo calato nella pace della
natura, alla festa per l'erezione a santuario il 18 maggio del 2011, nel giorno
del compleanno del papa polacco, a come tutto in quel luogo sembrava improntato
alla naturalezza, persino quel nido che le rondini avevano creato all'interno
della chiesa e dal quale garrivano come a salutare quell'evento.
Impossibile
non pensare a quella neve che ha ammantato la chiesetta negli ultimi giorni,
profanata dai passi di chissà chi, diretti verso un gesto folle e pronti a
fuggire con un bottino che li ricopre di vergogna.
Impossibile
non pensare alle parole di Giovanni Paolo II proferite, nel 1993 in Sicilia, quella
volta contro i mafiosi ma che potrebbero valere anche adesso: "convertitevi,
una volta verrà il giudizio di Dio". Parole che, se oggi scivoleranno
senza lasciare segno sui responsabili di quel gesto, continuano a infondere nei
credenti il coraggio di un uomo che ha insegnato a tutti cosa siano la forza e
la fede, soprattutto nei momenti di difficoltà.
Articolo pubblicato da La Perfetta Letizia
Articolo pubblicato da La Perfetta Letizia
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