giovedì 2 aprile 2015

Dieci anni fa moriva Giovanni Paolo II

"Carissimi fratelli e sorelle, alle 21,37, il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre, preghiamo per lui".

Furono queste le parole con cui mons. Leonardo Sandri, sostituto alla Segreteria di Stato, annunciò il 2 aprile del 2005 in piazza San Pietro la morte di papa Wojtyla.
Milioni di persone raggiunsero Roma per rendere omaggio al papa polacco e per partecipare al funerale. Da quel momento iniziò un continuo pellegrinaggio alla sua tomba, prima nelle Grotte vaticane e, dal 1° maggio 2011 giorno della beatificazione, nella Basilica di San Pietro. L'altare di san Sebastiano, dove si trova la tomba di san Giovanni Paolo II (canonizzato il 27 aprile dell'anno scorso) è meta di pellegrini provenienti da tutto il mondo.

Ma c'è un altro "fenomeno" di fede e sociologico che è iniziato nelle ore immediatamente successive alla morte del papa:


una copiosissima corrispondenza fatta di bigliettini, lettere, oggetti, richieste di grazia, confidenze, lasciati prima in piazza San Pietro e poi sulla sua tomba. Quanto ho raccontato e analizzato nel libro "Caro signor papa - Cosa scrivono i fedeli a Giovanni Paolo II" (edizioni Messaggero Padova, 2010).

"Giovanni Paolo II vive. Vive nella storia, come uno dei principali protagonisti non solo della Chiesa, ma delle vicende internazionali che hanno caratterizzato anni difficili e decisivi per le sorti di singoli paesi, e dell’intero pianeta.
Vive nella memoria di ciascuno in quanto personaggio del nostro tempo.
Vive nei cuori di quanti lo hanno seguito.
Vive nella fede di coloro che riconoscono nel papa il successore di Pietro, la persona eletta per
intercessione dello Spirito Santo e quindi il rappresentante di Cristo in terra.
Vive nella speranza di quanti hanno visto e vedono in lui un appiglio sicuro, una guida, una protezione nelle piccole e grandi sfide della vita.
Ma soprattutto Giovanni Paolo II vive nell’amore che nutre nei suoi confronti quella schiera crescente di fedeli e di appassionati che lo pregano, lo vanno a trovare, gli scrivono, ne testimoniano il messaggio e la presenza nei gruppi di preghiera come nel web.
Una fede che è anche senso di appartenenza, di orgogliosa appartenenza, a quel «popolo
wojtyłiano» fortemente legato a questa figura altamente carismatica proprio perché capace di coniugare la dimensione umana con quella spirituale".

(dalla Postfazione di "Caro Signor Papa)



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