martedì 6 maggio 2014

IL RAPPORTO TRA COMUNICAZIONE E RELIGIONE

In preparazione del primo meeting dei giornali cattolici on line che si terrà a Grottammare (AP) dal 12 al 14 giugno (2014), stiamo intervistando personalità di spicco del mondo cattolico che si occupano di informazione. 
Oggi è la volta di Elisabetta Lo Iacono, docente di giornalismo presso la Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum di Roma, socia fondatrice e presidente dell’Associazione Culturale “Giuseppe De Carli – Per l’informazione religiosa”, istituita nel gennaio del 2012 per onorare la memoria del celebre vaticanista, scomparso prematuramente all’età di 58 anni l’anno precedente.

Professoressa, da diversi anni lei si occupa del rapporto tra comunicazione e religione. Qual è secondo lei la “chiave del successo” di tanti programmi che trattano esplicitamente i temi religiosi?
Le componenti di questo fenomeno sono diverse e possono essere riconducibili, principalmente, a tre fattori: innanzitutto la necessità, assai diffusa, di ricerca del sacro, di approdo a una dimensione “altra” che rappresenta peraltro un’atavica esigenza dell’uomo alla quale la modernità non consente di sottrarsi.
Nonostante i tanti surrogati di benessere, l’individuo aspira a una dimensione capace di proporre risposte alla ricerca di senso, di offrire quella misericordia di cui abbiamo bisogno – come ci ricorda ripetutamente papa Francesco – di darci tenerezza nell’oggi e speranza sul futuro.
La seconda componente è da ricondurre al rapido sviluppo dei mezzi di comunicazione che permettono ormai di far conoscere il Magistero del pontefice e le tante iniziative della Chiesa nei più reconditi angoli del mondo, incrementando così l’attenzione su queste tematiche.
Infine c’è il volano rappresentato dalla capacità e dalla volontà dei pontefici di utilizzare appieno le nuove tecnologie, ponendosi essi stessi come validi comunicatori. Solo per restare agli ultimi pontificati, che hanno coinciso con un deciso sviluppo dei media, pensiamo a san Giovanni Paolo II e alle sue straordinarie doti comunicative, all’attenzione di papa Benedetto verso le nuove opportunità relazionali con la felice intuizione- tra le altre cose – di portare il pontefice su Twitter e, oggi, al rapporto diretto di papa Francesco con i mezzi di informazione.

L’associazione della quale lei è presidente è dedicata a “Giuseppe De Carli”. Quali sono i tratti umani e professionali di questo illustre giornalista che indicherebbe come modelli per le tante persone che si occupano di informazione religiosa e in particolare a quelle che interverranno al meeting?
Umiltà e serietà sono stati i due tratti principali di Giuseppe De Carli, sia come uomo sia come professionista. Giuseppe aveva l’umiltà dei grandi che significa non porsi mai con supponenza e pre-giudizio dinanzi a persone e fatti, ma con la piena disponibilità a conoscerli in ogni risvolto, anche attraverso una straordinaria capacità di lasciarsi sorprendere.
De Carli raccontava la Chiesa con quell’entusiasmo proprio di chi vede qualcosa per la prima volta, ma con la preparazione culturale e teologica di chi vi dedica ogni risorsa, concependo questa professione con profondo spirito di servizio.
Il giornalismo è una professione entusiasmante e difficile, ancor più nell’ambito religioso dove si è chiamati a raccontare questioni terrene, ma anche spirituali.
E bisogna farlo, oltre che con un buon bagaglio di conoscenze, con il massimo equilibrio, pensando sempre che stiamo parlando anche a coloro che non sono credenti o che professano altre fedi.
L’evangelizzazione non può essere fatta di strattoni e arroganza, bensì deve accompagnare con spirito di servizio e amore sui percorsi della conoscenza e della Verità.

Lei ha conosciuto personalmente De Carli? Ci può raccontare qualche episodio della sua vita legato a Giovanni Paolo II o a Benedetto XVI?
Ho conosciuto De Carli nel 2007, lo intervistai in fase di realizzazione di un mio libro sulla metodologia comunicativa di Giovanni Paolo II. Quando uscii dal suo studio a Borgo Pio, dove si trova Rai Vaticano, ebbi subito la piena convinzione che oltre ad avere raccolto una bella intervista, quel giorno avevo incontrato una persona straordinaria. Non sapevo ancora che, proprio quell’incontro, avrebbe contribuito a indirizzare le mie future scelte professionali.
Mantengo, in particolare, un vivo ricordo sullo speciale “Ti ricordiamo così Karol”, l’ultimo lavoro di De Carli trasmesso da Rai Due nel maggio del 2010 e dedicato a papa Wojtyla, al quale ebbi la grazia di partecipare.
Una mattina andai nel suo ufficio, lo ricordo ancora con quei fogli sui quali stava tracciando la scaletta del programma. Quello che mi colpì fu l’entusiasmo con il quale componeva ogni singolo tassello e lo spirito di verità che animava il suo lavoro. De Carli amava la Chiesa e quindi tutti i successori di Pietro, senza faziosità di sorta, con la capacità di valorizzare ogni loro peculiarità, ma senza mai cadere nella trappola delle scorciatoie mediatiche, avendo ben presente che la vera notizia è e rimane sempre la Parola di Dio.

De Carli si è occupato soprattutto di informazione televisiva, ma oggi la comunicazione religiosa passa anche attraverso il web. Il meeting “Pellegrini nel cyberspazio” si occuperà in particolare proprio della presenza dei cattolici in rete. Secondo lei, il mondo cattolico è pronto a raccogliere le sfide che provengono dal mondo della rete?
Certamente c’è la piena coscienza che la rete sia una sfida rivolta non solo all’informazione, ma anche all’ambiente relazionale e sociale. La consapevolezza delle potenzialità e dei limiti della rete è ormai un punto fermo dal quale muovere per utilizzare in modo responsabile e fruttuoso gli strumenti a disposizione.
In fin dei conti, con lo sviluppo di questo tipo di comunicazione, la Chiesa è sempre stata sollecita a mettere in guardia dai rischi ma, al contempo, a incoraggiarne l’utilizzo.
La rete è una dimensione ormai irrinunciabile, anche per il mondo cattolico, che richiede di spendersi in prima persona: se riusciremo a essere testimoni di un sistema relazionale positivo, potremo contribuire a mettere la comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro, come recita il messaggio di quest’anno di papa Francesco per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che sarà celebrata il prossimo 1° giugno.
Proprio per tutti questi motivi, il meeting “Pellegrini nel cyberspazio” rappresenta un momento molto importante di confronto e di sensibilizzazione per essere fruitori e protagonisti di una comunicazione e di una informazione più responsabile e più vera.



Intervista tratta dalla testata "L'Ancora On Line" 


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