È un messaggio di impronta
francescana quello scritto da papa Francesco per la 47ª Giornata della pace che sarà
celebrata, a livello mondiale, il primo giorno del nuovo anno, presentato stamani
in Sala Stampa Vaticana.
"Fraternità,
fondamento e via per la pace" traccia i percorsi necessari per giungere a
un equilibrio mondiale, in termini di rispetto degli individui, convivenza
pacifica, pari opportunità nell'utilizzo dei beni, tutela della natura, dove il
punto di equilibrio sta nel concetto di fratellanza e nel riconoscere una
"paternità trascendente", presupposto indispensabile per l'effettivo
raggiungimento della fraternità tra gli uomini.
Un obiettivo che presuppone, innanzitutto, condizioni a livello di pratica in seno alla famiglia, come luogo di esercizio di convivenza tra i "ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri". Ed è proprio nella famiglia che papa Francesco riconosce "la sorgente di ogni fraternità" in quanto è "il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore".
Un
antidoto a quella "globalizzazione dell'indifferenza" di cui
Francesco aveva già parlato nella visita a Lampedusa, lo scorso luglio,
puntando il dito contro quelle "bolle di sapone, che sono belle, ma non
sono nulla", create dalla cultura del benessere che conduce a ripiegarsi
su un egoismo che impedisce di rivolgere lo sguardo verso gli altri.
Un'
abitudine alle sofferenze altrui che ci fa girare dall'altra parte, che ci
impedisce di riconoscere l'altro come fratello, calpestando così direttamente o
indirettamente i diritti primari delle persone, rendendoci corresponsabili di
un mondo caratterizzato da un forte disequilibrio.
C'è
tutto l'amore di Francesco in questo messaggio ma anche la capacità di alzare
la voce contro situazioni paradossali, ingiuste, dolorose, che provocano morte
e sofferenza in molti angoli del mondo, privati non solo dei nostri aiuti ma
anche dei nostri sguardi.
Papa
Bergoglio torna così a scuotere le coscienze perché ognuno di noi esca
dall'ottica ottusa dell'individualismo, a favore di una fratellanza capace di
superare ogni limite imposto dalle logiche dell'interesse e dell'egoismo.
Francesco
dimostra, ancora una volta, di remare con forza controcorrente, andando nella
direzione opposta ai disvalori distribuiti a piene mani e inoculati da quella
globalizzazione che, riprendendo un passo della Caritas in veritate di Benedetto XVI, "ci rende vicini ma non ci
rende fratelli".
Nel
messaggio, come nella visita a Lampedusa - l'isola emblema dell'abisso
dell'indifferenza del mondo, papa Francesco torna a citare la prima famiglia e
il primo rapporto di fratellanza, quello tra Abele e Caino, simbolo di tradimento,
gelosie e sopraffazione.
Un
esempio per puntare nella direzione opposta, al recupero di una responsabilità
e di un amore fraterno che niente fa perdere piuttosto, uscendo dalle logiche
dell'egoismo, consente di sperimentare a fondo la dimensione dell'amore di
figli del quale, peraltro, siamo tutti destinatari. " Una
paternità - scrive Francesco - efficacemente generatrice di fraternità, perché
l’amore di Dio, quando è accolto, diventa il più formidabile agente di
trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro, aprendo gli uomini
alla solidarietà e alla condivisione operosa".
Proprio
la fraternità rappresenta la chiave per accedere negli angoli più bui, per
ricercare con volontà e per attuare efficaci azioni per la pace, per
sconfiggere la povertà, sia quella relazionale sia quella economica derivante
da una distribuzione dei beni guidata dal solo interesse ed egoismo.
Fratellanza
significa anche apportare una vera e propria rivoluzione ai criteri per la
risoluzione dei contrasti, deponendo le armi e ricorrendo alle forme del
dialogo, del perdono e della riconciliazione. È un
esplicito appello quello del papa per la "non proliferazione delle armi e
del disarmo da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e
chimico".
Un
obiettivo per il quale riconosce che non possono bastare gli accordi
internazionali e le leggi, essendo invece necessaria una ben più radicale
"conversione dei cuori".
Papa
Francesco guarda anche alle dinamiche della corruzione - tema a lui particolarmente
caro e affrontato, qualche anno fa, in Guarire
dalla corruzione - e al crimine come frutti dell'egoismo che "logorando
in profondità la legalità e la giustizia, colpiscono al cuore la dignità della
persona". Tanti gli aspetti individuati da Francesco come la droga, la
devastazione delle risorse naturali, l'inquinamento, lo sfruttamento del
lavoro, i traffici illeciti di denaro, la speculazione finanziaria, la
prostituzione, il traffico di esseri umani, gli abusi contro i minori, la
schiavitù, la tragedia dei migranti.
Infine
un altro aspetto marcatamente francescano, quello della natura come dono che
"la famiglia umana ha ricevuto dal creatore" ma che "non la
custodiamo, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di
cui avere cura e da mettere a servizio dei fratelli, comprese le generazioni
future". Con il riferimento alla "vergogna della fame nel mondo"
che, a fronte di una produzione sufficiente, vede "milioni di persone -
ricorda il papa - che soffrono e muoiono di fame e ciò costituisce un vero
scandalo".
Un
ennesimo richiamo forte, alle porte di questo Natale, alla dimensione naturale
della propria fraternità spesso sopita, anestetizzata o preda di altri
interessi e che - ci incita Francesco - "ha bisogno di essere scoperta,
amata, sperimentata, annunciata e testimoniata".
Articolo pubblicato da La Perfetta Letizia
Articolo pubblicato da La Perfetta Letizia
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