giovedì 23 maggio 2024

CARLO ACUTIS: IL VOLTO GIOVANE DELLA SANTITÀ

Il beato Carlo Acutis sarà canonizzato, a seguito del riconoscimento di un nuovo miracolo attribuito alla sua intercessione. 
Dopo la beatificazione nel 2020, il culto di questo quindicenne, tanto amato dai giovani, sarà dunque esteso alla Chiesa universale. 
Di seguito alcuni estratti del capitolo sul rapporto tra Carlo Acutis, san Francesco d'Assisi e il mondo francescano, contenuto nel libro Frate Francesco e la spogliazione. Ieri e oggi
“Non io ma Dio” è la frase che, forse per la sua immediatezza e incisività, meglio esprime l’affinità di Carlo Acutis con Francesco d’Assisi e spiega il senso della presenza dei suoi resti mortali nel Santuario della Spogliazione. [...]

Se san Francesco può essere visto come un modello lontano, in un contesto sociale che impone sfide di altro genere rispetto a quelle di ottocento anni fa, ecco che la figura di Carlo costituisce un esempio più affine alle problematiche che un giovane, ma non solo, si trova ad affrontare quotidianamente nella complessità del XXI secolo. 
Per questo la figura del venerabile Carlo Acutis rappresenta una finestra, facilmente accessibile a tutti proprio per la sua contemporaneità, dalla quale scorgere la luce di Dio. Orme da seguire, nonostante gli inciampi delle nostre incertezze, nella consapevolezza che abbiamo sempre bisogno di esempi di santità per trovare la strada, la fiducia e il coraggio della fede profonda, quella che conduce a Dio, in considerazione del fatto che «i nostri piedi sono troppo stanchi e i nostri occhi troppo deboli, perché possiamo da soli riconoscere il fine ed essere capaci di percorrere la strada che vi conduce» (Joseph Ratzinger). [...]

Il primo approccio di Carlo con l’ambiente francescano avviene a La Verna, dove si reca più volte con i genitori per dei periodi di ritiro spirituale. Carlo si dimostra subito un ragazzo molto contemplativo ed è nel corso di queste permanenze, nel luogo dove san Francesco nel 1224 ricevette le stimmate, che ha modo di approfondire la spiritualità francescana e di conoscere a fondo questo santo per il quale dimostra una particolare devozione, così come – rimanendo in ambito francescano – per sant’Antonio di Padova, santa Chiara, san Pio da Pietrelcina. 
Una devozione che sarà alimentata sia dai lunghi soggiorni nella casa acquistata dalla famiglia ad Assisi, la città dove si vive e si percepisce ancora oggi la presenza spirituale di Francesco e Chiara, sia dalla lettura attenta delle Fonti Francescane. 
L’umiltà di san Francesco è uno degli aspetti che fanno breccia nel cuore di Carlo, ritenendola la virtù più importante per la consapevolezza che tutto è dono e grazia proveniente da Dio. Ma c’è, ancor prima, un altro aspetto che colpiva Carlo ed era il rapporto di san Francesco con l’Eucaristia. Un tema sul quale il giovane milanese ha peraltro svolto approfondite ricerche, sfociate in una mostra a carattere documentaristico sui miracoli eucaristici (ancora oggi allestita in tutto il mondo), con la finalità di far conoscere questi eventi e, soprattutto, far comprendere l’importanza dell’Eucaristia che Carlo definiva la sua “autostrada per il cielo”. [...]

Insomma, per Carlo seguire la spiritualità sanfrancescana significava immettersi in uno stile di vita che aveva come capisaldi l’umiltà, la vita eucaristica e il modello di quel giovane del XIII secolo che era egli stesso una Eucaristia vivente. Un’esigenza che Carlo avvertiva in modo forte nell’epoca delle apparenze, dell’avere, dell’accumulare e del mostrare, mentre il messaggio di Francesco – che lo colpiva così come colpisce tutti gli innamorati del Poverello – punta nella direzione opposta: spogliarsi di ogni orpello per rivestirsi di Cristo, farsi piccoli e spostare le nostre attenzioni da sé stessi per guardare al bon Signore e ai fratelli, abbracciando tutto il creato. Una vera e propria incarnazione del “sine proprio”, cardine del carisma francescano, una sorta di svuotamento non solo e non tanto delle nostre tasche ma, soprattutto, delle nostre impalcature esistenziali innalzate per farci svettare sopra gli altri. Uno svuotamento non fine a se stesso e che, anzi, potrebbe divenire sinonimo di aridità, bensì finalizzato a riempirsi di Dio e, quindi, di quella umiltà che ci rende dono e testimonianza di amore verso gli altri. 

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