lunedì 30 aprile 2018

"GIOVANI VERSO ASSISI": FATTI PER RISPLENDERE... LA BELLEZZA DELLA SANTITÀ


Assisi ospiterà, dal 12 al 19 agosto, l’8° International Meeting Giovani verso Assisi sul tema “Fatti per risplendere. La bellezza della santità”, un appuntamento che richiamerà centinaia di ragazzi da ogni parte del mondo che avranno modo di riflettere e confrontarsi sul tema della santità, tra la città del Poverello e Roma. 
Un evento nato nel 1980 come ritrovo a carattere nazionale e poi esteso a tutti i Paesi. Dal 2015 ne è responsabile fra Simone Tenuti, OFMConv, (nella foto), direttore del Centro francescano “Giovani di Assisi” e da anni impegnato attivamente nella pastorale giovanile.

Fra Simone, la manifestazione è visibilmente cresciuta negli anni. Cosa vengono a cercare i giovani ad Assisi?
La ricerca che si fa ad Assisi è sostanzialmente di ripercorrere l’esistenza di Francesco ma aggiornata all’oggi, inoltre quello che ho potuto constatare negli anni e che mi è stato testimoniato da molti, è la ricchezza di un senso di fraternità che nasce con immediatezza tra giovani provenienti da ogni pa
rte del mondo. Ecco che questa esperienza rappresenta una crescita nella fede ma anche nella fraternità non come un’idea astratta ma come un incontro tra persone di differenti nazionalità, culture e anche approcci alla fede. Con un tratto però comune a tutti: la condivisione della stessa fede e della stessa spiritualità che è quella di Francesco.

Ha notato differenze nel modo in cui i giovani, provenienti anche da Paesi tanto diversi, si rapportano verso la figura di Francesco?
Sì, c’è una differenza abbastanza grande a livello di approccio in generale alla fede e quindi anche alla figura di Francesco, proprio a livello culturale. È molto diverso, ad esempio, tra i ragazzi che vengono dagli Stati Uniti e quelli provenienti dall’est Europa. È diverso il modo di pregare, di comportarsi, di approcciarsi ai vari momenti di condivisione come alle celebrazioni. In altre parole, c’è qualcuno che ama di più una animazione con canti e gesti e altri che hanno una sensibilità più portata al raccoglimento e al silenzio. E questo non solo a livello personale ma proprio culturale. Per fare un esempio, l’estate scorsa ho partecipato in Polonia a una veglia di preghiera di giovani polacchi con l’esecuzione dell’inno Akathistos, dedicato a Maria. Una veglia che, proprio per le sue modalità di svolgimento, non rientra nelle abitudini dei ragazzi italiani.

Avete un feedback sia di come si sono sviluppati negli anni i rapporti tra i giovani che hanno vissuto questo clima di fraternità, sia anche per quanto attiene ai cammini personali di fede, di scelte di vita?
Solitamente i giovani, al rientro nei loro Paesi, condividono questa esperienza di fede con i coetanei e tra gli stessi partecipanti rimane un contatto aperto, indubbiamente adesso facilitato dall’utilizzo dei social network. Per quanto concerne i cammini personali, c’è chi a partire da questo incontro ha iniziato seriamente un percorso vocazionale o l’aveva appena iniziato e questo appuntamento assisano ha rappresentato la spinta determinante. Ne abbiamo un esempio al Sacro Convento con un novizio spagnolo che aveva preso parte all’ultimo meeting internazionale e, proprio lì, ha avuto la spinta forte per proseguire la propria ricerca vocazionale, in questo caso la vita consacrata. Ovviamente ci sono storie molto diverse tra loro.

Da anni segue i giovani nei loro percorsi, dubbi, domande, scelte di vita. Pensa che la vicinanza a Francesco dia qualcosa di diverso rispetto a un discernimento condotto in altri luoghi?
Qui l’ambiente senz’altro aiuta, quella che si dice la “grazia del luogo” ma questa deve essere solo una tappa nel proprio cammino di fede in Gesù Cristo. Se è una tappa iniziale o intermedia allora va bene perché il discernimento richiede tanto tempo, tanta pazienza e molta costanza. Un luogo, quindi, può offrire un aiuto più forte ma non è determinante. Se si rimane legati solo a un posto, nella fattispecie Assisi, la cosa è destinata a non funzionare. Qualche giorno fa ho incontrato delle coppie di fidanzati che avevano fatto un ritiro ad Assisi, per poi tornare a confrontarsi con le sfide delle loro quotidianità. Mi raccontavano di come quel ritiro sia stato determinante per le loro scelte di vita, tanto che una coppia si è già sposata e altre due si sposeranno a breve. Questo a dimostrazione del fatto che hanno avuto una accelerazione nel loro cammino, in questo caso per la costruzione di una famiglia.

Da un anno è aperto ad Assisi il Santuario della spogliazione che richiama al gesto con cui Francesco si è liberato dei beni ma anche di un certo tipo di esistenza. La spogliazione, dunque, è un elemento chiave nella storia e nella spiritualità francescana. Oggi i modelli della società dettano invece le logiche dell’accumulo e del predominio. Come può essere incarnato da un giovane, nell’attuale contesto, lo stile di vita di Francesco?
Mi sembra che, in generale, i giovani siano attratti dalla riscoperta della semplicità e del silenzio per il quale sembra non si riesca più ad avere tempo e già questo bisogno che spesso manifestano è decisamente importante. 
Sempre più i ragazzi finiscono per essere schiavi dei ritmi serrati, bombardati da tanti stimoli ma anche auto-schiavizzati da un uso senza limiti del cellulare. Una cosa che viene loro chiesta, venendo qui, è di limitare l’uso del telefonino, una esperienza che fa scoprire loro un mondo particolare, comprendendo che si può vivere anche senza e imparando quindi a limitarne l’utilizzo. Questa spogliazione molto concreta dell’uso del cellulare fa sì che i giovani si rendano conto del tempo prezioso che possono dedicare effettivamente alla preghiera, al silenzio, all’ascolto, anche di se stessi. E questa è una cosa che noi frati abbiamo visto e sperimentato molte volte.

Nelle scorse settimane è stata pubblicata Gaudete et exsultate, l’esortazione apostolica di papa Francesco sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. Un documento che si inserisce appieno nella tematica di questa edizione...
Provvidenzialmente avevamo pensato di parlare proprio di santità in questo meeting internazionale, una decisione presa nel gennaio dell’anno scorso per consentire ai giovani di tutto il mondo di riscoprire che la santità - e la santità di Francesco - sono strade percorribili per tutti. Anzi, proprio il cristiano è chiamato alla santità, chi vive fino in fondo il suo essere cristiano è santo. Probabilmente ciò, anche come linguaggio, non rappresenta proprio un automatismo. È interessante la rilettura di Francesco come l’alter Christus, quindi come somigliantissimo a Gesù ma anche come vero cristiano. Io spiego sempre che se si è battezzati e poi cresimati con il crisma, anche noi siamo chiamati a diventare altri “Cristi”.

Come verrà articolato il tema della santità durante le giornate del meeting?
C’è una bellezza alla quale siamo chiamati che è appunto la santità, il Signore ci ha fatti per ciò, per risplendere come richiama una frase di san Paolo. Abbiamo pensato di riscoprire il battesimo per comprendere qual è la nostra vocazione alla santità. E per questo abbiamo scelto come icona biblica Atti degli Apostoli, 8 quando Filippo incontra l’eunuco che sta viaggiando e legge il passo del profeta Isaia. Quindi abbiamo pensato di ripercorrere l’esperienza di questi due personaggi in modo tale che, in un certo senso, Filippo sia un po’ impersonato qui da Francesco che accompagna ciascuno dei ragazzi nella comprensione. Filippo arriva e sparisce, quindi anche noi abbiamo detto: questi ragazzi arrivano qui e poi torneranno a casa. Francesco non sarà sempre fisicamente nella loro vita: una volta finito il meeting dovranno fare come l’eunuco e ripartire, continuare a percorrere la loro strada alla scoperta della santità. E quello sarà il momento determinante: un conto è viverla qui per una settimana, un conto è farlo nella propria quotidianità.

Come percepisce l’atteggiamento della Chiesa verso i giovani, quali sono i limiti e quali le potenzialità? I giovani sono solitamente critici verso le istituzioni, di ogni tipo. Avverte il rischio di uno scollamento che porti ad aderire ad altre religioni o a vivere altre esperienze?
Dicono gli esperti che, almeno in Italia ma credo che ciò valga anche altrove, i giovani hanno sete di spiritualità ma vanno a cercarla come fossero in un supermercato. Aderiscono a chi fa l’offerta migliore e, effettivamente, talvolta ho riscontrato anche io questo atteggiamento. A mio parere la sfida che deve portare avanti la Chiesa è di fare una proposta seria – e in questo problemi non ne abbiamo, Gesù Cristo quello è – forse il problema è più a livello di comunicazione, ovvero come imparare a ridire la fede attraverso un linguaggio e categorie diverse. 

Quindi da una parte abbiamo una storia molto grande e preziosa che, dall’altra parte, può rappresentare un freno se non viene reinculturata. A mio parere i Padri della Chiesa, nei primi secoli, hanno fatto un’operazione enorme, ovvero inculturare la fede con categorie di allora nel mondo greco-romano principalmente. Anche noi, oggi, dobbiamo fare questa fatica, non confidando nel vivere di rendita. Questo è il primo aspetto necessario, a livello sociale. Ce n’è anche un altro, cioè il fatto che i giovani impegnati hanno il desiderio di approfondire la vita di fede, anche sul piano ecclesiale. A livello di Chiese locali, qualche volta vedo il pericolo di ingrassare la pecora che è lì e di lasciare incustodite le altre novantanove che stanno fuori. In generale i giovani sono anche ben disposti, purtroppo il problema – e parlo dell’Italia che conosco meglio – sta nel calo numerico del clero. I preti hanno sempre meno tempo per le cose effettivamente fondamentali, come ascoltare le persone, mentre la comunità cristiana in generale ha ancora la mentalità che se non c’è il sacerdote allora non si può fare niente.

Quali sono le sue attese per il Sinodo sui giovani di ottobre?
Penso che il prossimo Sinodo, più che a livello di Chiesa universale, sia importante per ogni comunità locale, perché partendo dalla riflessione sui giovani si torni a investire sulla loro educazione. La cosa più interessante è che, mettendo a tema i giovani, tutta la Chiesa sarà costretta ad avviare una approfondita riflessione. Proprio per questo, per il fatto che si parli di giovani, questo Sinodo a mio avviso è già un successo.

Sogni e ideali caratterizzano l’età giovanile. Cosa sognano i giovani del 2018?
Sfiorano il sogno di fare della loro vita un capolavoro, come li incitava Giovanni Paolo II? Ci sono alcuni sogni che penso appartengano, con le dovute distinzioni, alle generazioni di ogni secolo, come la speranza di libertà, di pace, di un mondo migliore. Adesso forse si dimostra una maggiore attenzione alla componente ecologica, quello sì. L’aspetto bello in tutto ciò è che questi giovani spingono la Chiesa a tornare in maniera più marcata all’essenziale e questo penso sia l’apporto positivo che ogni generazione dà alla Chiesa. Una Chiesa più semplice, più umana e attenta alle persone, insomma quello che sta tentando di fare papa Francesco e che ogni comunità cristiana dovrebbe imparare a mettere in pratica, nonostante le difficoltà.

Vogliamo fare un invito ai giovani a partecipare al meeting internazionale di agosto, le cui iscrizioni – è bene ricordarlo – scadono a fine maggio...
Il nostro invito è di partecipare per più motivi: innanzitutto per fare una esperienza particolare, per inserire nella propria crescita di fede una tappa dallo stile francescano, tentando di incontrare Gesù Cristo attraverso la figura di Francesco. Poi per respirare un clima fraterno che è differente da quello delle Giornate mondiali della Gioventù dove partecipano migliaia di persone, mentre qui il rapporto con gli altri giovani è più diretto e familiare. Un elemento sul quale punta molto l’organizzazione del meeting, tanto è vero che sono previsti momenti di scambio e di interazione con giovani di nazionalità diversa, appunto al fine di garantire una conoscenza più ampia delle realtà internazionali. 

Al centro starà dunque il tema della santità ed è davvero provvidenziale che il meeting sia anticipato dall’esortazione apostolica di papa Francesco. C’è un’altra positiva coincidenza tra il meeting e la Chiesa: Giovani verso Assisi, partito affrontando il tema della fede, chiuderà l’anno prossimo un percorso di approfondimento riflettendo sul discernimento, guarda caso al centro dell’appuntamento sinodale di ottobre. C’è da dire che i temi li avevamo scelti già nel 2014, quindi è davvero bello che il cammino del meeting si inserisca appieno dentro quello della Chiesa.



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