Pensieri sul tema del “credere” con una volontaria ripetizione e saturazione di termini affini.
Roba da non credersi come non si crede più a niente di quanto eppure è credibile.
Ma siamo davvero credenti? Credere significa anche andare oltre il visibile, senza per forza dover affondare il dito nel costato alla Tommaso, per crederci.
Eppure non si crede più a quanto viene comunicato, anche da fonti ufficiali, vedi lo stato di salute di papa Francesco.
Non è bastato neppure quel messaggio audio del Santo Padre per fugare i dubbi covati e amplificati da una vasta schiera di perplessi, a perpetua caccia di falle e balle.
Eppure si crede spessissimo a notizie incredibili, anzi, proprio non credibili. A panzane supersoniche, ad artifici grossolani magari prodotti dall'intelligenza artificiale.
Deve far riflettere come si creda più alle chiacchiere da social che alle voci autorevoli, nel senso di fonti certificate da dove sgorga la notizia.
Fonti, già... Ma ormai le acque dell'informazione sono intorbidite da questo proliferare di voci incontrollate e incontrollabili cui si crede nonostante non siano credibili.
Perché devo credere più a chi crede di essere furbo e mastica ipotesi di complotti, piuttosto che credere a una filiera dell'informazione che viaggia sui binari di una credibilità professionale? Nella fattispecie una equipe medica di alto livello e una struttura di comunicazione con una precisa identità, che dispensa bollettini e informazioni di aggiornamento?
Il sistema informazione fa acqua e per non affogare, si renderebbe necessario credere solo alle fonti certificate, senza pensare che ci sia sempre qualcuno pronto a beffare la nostra buona fede.
Perché bisogna credere sempre a complotti? Perché non possiamo credere che nelle vicende ci sia una linearità e verità di fondo?
Credo che non riuscirò mai a capirlo, tanto meno a ottenere risultati spiegando la verità oggettiva a chi non vuole ritenerla credibile.
Dove finiremo con questi atteggiamenti? Perché siamo sospettosi su tutto? Che traumi abbiamo avuto da credere che qualcuno voglia sempre fregare noi e la nostra fiducia?
Perché non fidarci e affidarci a quella filiera comunicativa che può vantare serietà e professionalità?
Impegniamoci, o almeno proviamo, a credere di poter crederci!
Altrimenti, di questo passo, sospetto su sospetto, un giorno finiremo per non credere più neppure a noi stessi.
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