venerdì 5 luglio 2013

La "Lumen fidei" sulle nostre vite

“Lumen Fidei” è la prima enciclica di papa Francesco anche se in realtà si tratta di un testo in parte elaborato da Benedetto XVI che lo ha messo a disposizione del suo successore il quale ha aggiunto alla prima stesura “ulteriori contributi”.
Il taglio ratzingeriano di molti passi del documento è comunque evidente a chi ha seguito in questi anni con attenzione il teologo bavarese e, d’altra parte, era prevista una enciclica a quattro mani, nonostante porti ufficialmente la firma di papa Francesco.

Di fatto “Lumen Fidei”, che rappresenta un contributo atteso all’Anno della Fede, fa seguito alle encicliche di Benedetto XVI sulla carità e la speranza.
Suddivisa in quattro capitoli con una introduzione e una conclusione, “Lumen Fidei” intende innanzitutto recuperare il carattere di luce della fede, la sua capacità di illuminare l’esistenza dell’uomo, aiutandolo a distinguere il bene dal male.
Partendo dal presupposto che la fede non è qualcosa legato al passato o che vincola, in qualche modo, la libertà dell’uomo.
“Nell’epoca moderna – si legge – si è pensato che una tale luce potesse bastare per le società antiche ma non servisse per i nuovi tempi, per l’uomo diventato adulto, fiero della sua ragione, desideroso di esplorare in modo nuovo il futuro. In questo senso, la fede appariva come una luce illusoria, che impediva all’uomo di coltivare l’audacia del sapere”. Ed è invece proprio quella luce a consentire di vedere attorno a se stessi, di “distinguere il bene dal male, la strada che porta alla meta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione”.
Il primo capitolo, dal titolo “Abbiamo creduto all’amore”, affronta la fede come “ascolto” della Parola di Dio, una “chiamata” a uscire dal proprio io per aprirsi a una vita nuova e ad affidarsi a quella “paternità” di un Dio che non è estraneo. “Un dono gratuito di Dio – scrive il papa – che chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e affidarsi a Lui per vedere il luminoso cammino dell’incontro fra Dio e gli uomini, la storia della salvezza”.
È su questo cammino che si scopre come la fede non significhi solo guardare a Gesù ma anche guardare dal suo punto di vista, ovvero “partecipazione al suo modo di vedere”, fidandoci e affidandoci alla sua “esperienza nelle cose di Dio”, sino a conquistare una dimensione che non è privata bensì destinata a diventare annuncio.
Dal secondo capitolo – “Se non crederete, non comprenderete” – emerge il legame tra fede e verità. Una parte chiaramente ratzingeriana nella quale si legge come “la fede senza verità non salva”, facendo esplicito riferimento alla “crisi di verità” nella quale viviamo con il “grande oblio del mondo contemporaneo” che non si pone più domande né sulla verità né su Dio. É in questo capitolo che viene affrontato anche il legame tra fede e amore, come sentimento che trasforma e permette di vedere la realtà con occhi nuovi. In questo contesto, segnato da riflessioni sul rapporto tra amore e verità, trova ampio spazio il dialogo tra fede e ragione dove la fede, se è verità dell'amore di Dio, non è intransigente e il credente non è arrogante. Piuttosto la verità rende umili e porta alla convivenza e al rispetto dell'altro, favorendo il dialogo in tutti gli ambiti.
All'evangelizzazione è dedicato il terzo capitolo - “Vi trasmetto quello che ho ricevuto” - come dono dell'amore di Dio da comunicare gli uni agli altri in una moltiplicazione di nuove relazioni e con un “mezzo speciale” che sono i sacramenti.
L'ultimo capitolo dell'enciclica di papa Francesco - “Dio prepara per loro una città” - è dedicata al legame tra la fede e il bene comune. Una visione della fede non solo proiettata nell'aldilà ma nella sua accezione concreta, come base per l'edificazione delle nostre società in un orizzonte di speranza. Soffermandosi poi su aspetti specifici come la famiglia fondata sul matrimonio, i giovani, la natura, la sofferenza e la morte.
Questa enciclica, oltre all'ovvia rilevanza dal punto di vista del magistero, come frutto della sensibilità e del lavoro di due papi rappresenta senz'altro una testimonianza esplicita di una Chiesa in cammino, nella quale i passi dei due pontefici si fanno vicini, sovrapponendosi proprio sulla strada della fede.

Una stretta sinergia sottolineata anche nella conferenza stampa di presentazione alla quale hanno preso parte il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione dei vescovi; monsignor Gerhard Ludwig Muller, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede;  monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Proprio in questo contesto di analisi dell'enciclica, il cardinale Ouellet ha sottolineato come “la modalità condivisa di trasmissione illustra in maniera straordinaria l'aspetto più fondamentale e originale da essa sviluppato: la dimensione della comunione nella fede”. 


Articolo pubblicato da La Perfetta Letizia 

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