“Lumen Fidei” è la prima enciclica di papa
Francesco anche se in realtà si tratta di un testo in parte elaborato da
Benedetto XVI che lo ha messo a disposizione del suo successore il quale ha
aggiunto alla prima stesura “ulteriori contributi”.
Il taglio ratzingeriano di molti passi del
documento è comunque evidente a chi ha seguito in questi anni con attenzione il
teologo bavarese e, d’altra parte, era prevista una enciclica a quattro mani,
nonostante porti ufficialmente la firma di papa Francesco.
Di fatto “Lumen Fidei”, che rappresenta un
contributo atteso all’Anno della Fede, fa seguito alle encicliche di Benedetto
XVI sulla carità e la speranza.
Suddivisa in quattro capitoli con una
introduzione e una conclusione, “Lumen Fidei” intende innanzitutto recuperare
il carattere di luce della fede, la sua capacità di illuminare l’esistenza
dell’uomo, aiutandolo a distinguere il bene dal male.
Partendo dal presupposto che la fede non è
qualcosa legato al passato o che vincola, in qualche modo, la libertà dell’uomo.
“Nell’epoca moderna – si legge – si è
pensato che una tale luce potesse bastare per le società antiche ma non
servisse per i nuovi tempi, per l’uomo diventato adulto, fiero della sua
ragione, desideroso di esplorare in modo nuovo il futuro. In questo senso, la
fede appariva come una luce illusoria, che impediva all’uomo di coltivare
l’audacia del sapere”. Ed è invece proprio quella luce a consentire di vedere
attorno a se stessi, di “distinguere il bene dal male, la strada che porta alla
meta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione”.
Il primo capitolo, dal titolo “Abbiamo
creduto all’amore”, affronta la fede come “ascolto” della Parola di Dio, una
“chiamata” a uscire dal proprio io per aprirsi a una vita nuova e ad affidarsi
a quella “paternità” di un Dio che non è estraneo. “Un dono gratuito di Dio –
scrive il papa – che chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e affidarsi a Lui
per vedere il luminoso cammino dell’incontro fra Dio e gli uomini, la storia
della salvezza”.
È su questo cammino che si scopre come la
fede non significhi solo guardare a Gesù ma anche guardare dal suo punto di
vista, ovvero “partecipazione al suo modo di vedere”, fidandoci e affidandoci
alla sua “esperienza nelle cose di Dio”, sino a conquistare una dimensione che
non è privata bensì destinata a diventare annuncio.
Dal secondo capitolo – “Se non crederete,
non comprenderete” – emerge il legame tra fede e verità. Una parte chiaramente
ratzingeriana nella quale si legge come “la fede senza verità non salva”,
facendo esplicito riferimento alla “crisi di verità” nella quale viviamo con il
“grande oblio del mondo contemporaneo” che non si pone più domande né sulla
verità né su Dio. É in
questo capitolo che viene affrontato anche il legame tra fede e amore, come
sentimento che trasforma e permette di vedere la realtà con occhi nuovi. In
questo contesto, segnato da riflessioni sul rapporto tra amore e verità, trova
ampio spazio il dialogo tra fede e ragione dove la fede, se è verità dell'amore
di Dio, non è intransigente e il credente non è arrogante. Piuttosto la verità
rende umili e porta alla convivenza e al rispetto dell'altro, favorendo il
dialogo in tutti gli ambiti.
All'evangelizzazione è dedicato il terzo
capitolo - “Vi trasmetto quello che ho ricevuto” - come dono dell'amore di Dio
da comunicare gli uni agli altri in una moltiplicazione di nuove relazioni e
con un “mezzo speciale” che sono i sacramenti.
L'ultimo capitolo dell'enciclica di papa
Francesco - “Dio prepara per loro una città” - è dedicata al legame tra la fede
e il bene comune. Una visione della fede non solo proiettata nell'aldilà ma
nella sua accezione concreta, come base per l'edificazione delle nostre società
in un orizzonte di speranza. Soffermandosi poi su aspetti specifici come la famiglia
fondata sul matrimonio, i giovani, la natura, la sofferenza e la morte.
Questa enciclica, oltre all'ovvia
rilevanza dal punto di vista del magistero, come frutto della sensibilità e del
lavoro di due papi rappresenta senz'altro una testimonianza esplicita di una
Chiesa in cammino, nella quale i passi dei due pontefici si fanno vicini,
sovrapponendosi proprio sulla strada della fede.
Una stretta sinergia sottolineata anche
nella conferenza stampa di presentazione alla quale hanno preso parte il
cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione dei vescovi; monsignor
Gerhard Ludwig Muller, Prefetto della Congregazione per la dottrina della
fede; monsignor Rino Fisichella,
Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova
evangelizzazione. Proprio in questo contesto di analisi dell'enciclica, il
cardinale Ouellet ha sottolineato come “la modalità condivisa di trasmissione
illustra in maniera straordinaria l'aspetto più fondamentale e originale da
essa sviluppato: la dimensione della comunione nella fede”.
Articolo pubblicato da La Perfetta Letizia
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