
Come spiega fra Marco Tasca, Gran Cancelliere
della Facoltà, da qualche mese confermato per un altro sessennio Ministro
Generale dell'Ordine e quindi 119° successore di san Francesco.
Padre
Tasca, qual è l'importanza che riveste, oggi, la Facoltà "San
Bonaventura"?
Il ruolo spettante alla Facoltà all'interno
dell'Ordine è molto importante, innanzitutto perché ci è stata affidata dalla
Chiesa e questo ci carica di una grande responsabilità poiché deve
rappresentare un efficace strumento di evangelizzazione. E poi è evidente la
rilevanza nel tramandare il carisma che Francesco ci ha lasciato e che, in
questi 800 anni, è stato approfondito da tanti frati impegnati nello studio e
nella divulgazione delle più svariate discipline. Quanto oggi siamo tenuti a
portare avanti, riflettendo su cosa significhi essere frati minori conventuali
in questa cultura e in questa società.
Appunto,
cosa significa?
Significa cogliere la sfida insita nei primi due
termini dell'Ordine: la fraternità e la minorità. La fraternità è il primo
segno che siamo chiamati a dare, dimostrando che la convivenza tra le più
diverse culture è assolutamente possibile, a differenza di quanto spesso si
vuol far credere. Questa stessa Facoltà è una palestra di interculturalità che
dimostra la ricchezza delle diversità. E poi c'è la minorità che è un vero e
proprio stile di vita in antitesi al pensiero corrente secondo il quale la
spunta sempre chi alza la voce, il furbo o chi ha amici potenti. La minorità è
invece lo stile di chi non vuole avere l'ultima parola o dettare legge, è un
grande segno di forza e non di debolezza. Un concetto che sembra tanto
difficile da far passare alla luce degli attuali rapporti interpersonali e
sociali. Eppure il Vangelo, san Francesco e lo stile di vita francescano ci
insegnano l'esatto contrario rispetto a quanto accade nelle dinamiche sociali.
In
questo possono svolgere un'azione di sensibilizzazione anche le iniziative
rivolte ai laici?
Certamente, la Facoltà è impegnata a dialogare
con il mondo e ad offrire adeguati strumenti di conoscenza, mediante i suoi
percorsi accademici così come attraverso iniziative finalizzate
all'evangelizzazione e alla diffusione del nostro carisma. Siamo fortemente
convinti che abbiamo qualcosa di bello da dire e da dare, il Vangelo offre
speranza, fiducia e amore. Ed è significativo che papa Francesco utilizzi
ripetutamente queste parole perché è proprio ciò che la gente sta cercando.

Qualche tempo fa un cardinale mi disse:
"Voi francescani avete una grande responsabilità. La decisione del papa di
scegliere il nome di san Francesco di Assisi sta a indicare che si aspetta
qualcosa da voi". In effetti per noi si
tratta di una grandissima responsabilità che ci chiama a vivere in maniera
coerente e più profonda il carisma che il Signore ci ha dato attraverso i
secoli. Bisogna prestare grande attenzione ai messaggi di papa Francesco e alla
sua predilezione per i poveri, una tematica che ci deve far guardare alle
povertà di oggi, da quella materiale a quella di senso, a tutte quelle che
incontriamo quotidianamente sui nostri cammini.
Padre
Tasca, di recente è stato ricevuto in udienza da papa Francesco. Che
significato ha avuto quell'incontro?
È stato un incontro straordinario, innanzitutto
per la sua capacità di entrare subito in relazione e in sintonia con
l'interlocutore, in modo molto semplice e al contempo profondo. Ho voluto
partecipasse anche il custode del Sacro Convento di Assisi, fra Mauro Gambetti,
per rivivere quanto fece nel 1209 Francesco quando si recò da papa Innocenzo
III con i suoi fratelli per presentargli quelli che erano i loro sogni. Allo
stesso modo di quanto avvenuto 800 anni fa, abbiamo voluto che il papa
conoscesse i nostri sogni di oggi, chiedendogli di aiutarci e guidarci a essere
frati minori conventuali in questo tempo. Inoltre la visita del santo Padre
Francesco ad Assisi, il prossimo 4 ottobre, è motivo di grande gioia e di
speranza. É un bel regalo che il Signore ci fa! Pregare e
far pregare per il nostro papa credo sia il modo migliore per prepararci a
questo incontro.
Tornando
alla Facoltà, da tempo si parla del "Progetto San Bonaventura": cosa
apporterà di nuovo?
Il sogno è di dare continuità a un gruppo di
frati con una profonda preparazione, necessaria per ricoprire i diversi
insegnamenti in Facoltà. Oltre a questo credo sia fondamentale avere frati che
definisco "volanti", ovvero che vadano in giro per il mondo a
insegnare, ad animare, a condividere quanto hanno imparato e maturato. Per
questo chiedo che i nostri frati conoscano almeno due o tre lingue, che abbiano
- come detto - una solida preparazione e, terzo elemento, che posseggano una
visione teologica condivisa che non equivale a un appiattimento bensì a uno
scambio delle proprie competenze e capacità, a servizio di un progetto
comune.
Questo
aspetto dell'incontro e della condivisione è peraltro un tratto distintivo del
suo impegno come Ministro generale…
In questi sei anni ho viaggiato moltissimo,
visitando le presenze conventuali sparse nel
mondo eccetto quelle di Albania e Cina. Era lo stesso san
Francesco a chiedere che il ministro andasse a fare visita ai frati, così ho
cercato di incarnare nel mio stile questo impegno ritenendo fondamentale la
presenza diretta come espressione concreta di fratellanza.
Tra
gli obiettivi del prossimo futuro rientra anche la revisione delle Costituzioni
(attualizzazioni della Regola di san
Francesco, ndr), con che ruolo
per la Facoltà?
Si tratta di una sfida che si è posto il recente
Capitolo riunito ad Assisi, con l'obiettivo di stilare Costituzioni
maggiormente rispondenti alla sfide dell'oggi. In questo percorso mi aspetto
molto dalla Facoltà, attraverso il fondamentale apporto di chi ha la grazia di
poter analizzare e approfondire certe tematiche per poi donarle a tutto
l'Ordine.
Al
di là degli aspetti operativi, sul piano più personale cosa significa essere il
successore di san Francesco?
Dico sempre che è bene non pensarci, tanto
grande è la responsabilità. Quello che cerco di fare è trascorrere più tempo
possibile con i miei frati, oltre 4mila nei cinque continenti, condividendo le
loro vite, gioie, dolori, fatiche e speranze. Al di là del grande sforzo per
questo viaggiare in ogni angolo del pianeta, è veramente bello vedere come i
frati si inseriscono nel mondo con il nostro stile di vita e nei ministeri più
disparati, sempre al servizio di Dio e dell'uomo. (eli)
Intervista tratta da "San Bonaventura informa", Anno I, n°5 - giugno 2013
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