"È
bello avere tanti cardinali in Vaticano senza che ci sia il conclave!". Lo
disse, con il suo abituale umorismo, Giovanni Paolo II in occasione di un
pranzo con il collegio cardinalizio.
Era
il 14 giugno 1994, il papa aveva già qualche serio problema di salute e tutte
quelle berrette rosse che si aggiravano per le stanze vaticane dovevano fare
una certa impressione anche a lui, magari in proiezione del giorno che
avrebbero dovuto eleggere il suo successore.
Tutti
noi, pontefici compresi, siamo stati abituati a pensare al conclave a papa
deceduto, nonostante la storia ci racconti di qualche eccezione, tra cui il
famoso rifiuto di Celestino V. Ma erano ben altri tempi e con condizioni di
governo della Chiesa che si auspicano oggi profondamente diverse.
Fatto
sta che i cardinali elettori, provenienti da tutto il mondo, stanno preparando
le valige per giungere a Roma e partecipare a questo conclave, per tanti versi
anomalo. Viene quindi spontaneo chiedersi quale sarà l'impressione di Benedetto
XVI nel vedere le immagini di quei 117 cardinali confluire nella Cappella
Sistina per l'elezione del 266° pontefice. Il suo successore. Come se lui fosse
morto.
E
così anche lo svolgimento delle ultime ore di pontificato, con il passaggio
alla sede vacante, inciampa nelle consuetudini storiche che abbiamo assimilato
come dati di fatto.
Mentre
padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, ci aiuta a
entrare in questa nuova ottica, fornendo di volta in volta i chiarimenti
procedurali che escono dalla Segreteria di Stato, chiamata a una non semplice interpretazione
delle norme in vigore, proviamo un'evidente difficoltà a mantenere l'immagine
dei due pontefici, o meglio del predecessore che assiste all'elezione del suo
successore.
Forse
è proprio la fase del conclave, sino alla fumata bianca, il periodo più
difficile da immaginare, non solo per noi ma anche per il pontefice uscente.
Le
fasi successive, sulle quali si sono addensati tanti interrogativi, appaiono
decisamente più ordinarie. Non fatico a vedere l'ex Santo Padre, a quel momento
vescovo emerito di Roma che equivale a dire papa emerito, nella sua
quotidianità. Preghiera, studio, scrittura, un po' di musica e qualche micio da
accarezzare attorno all'ex convento delle suore di clausura. I timori su
imbarazzi e ingerenze sembrano tanto lontani dalla personalità e dalla levatura
umana di Joseph Ratzinger da apparire pura fantasia.
La
residenza di Ratzinger in quell'edificio, calato tra il verde dei giardini vaticani,
va percepita piuttosto come una discreta e rassicurante presenza. Non
mancheranno le sue preghiere per il successore e per il bene dell'intera
Chiesa. Non mancherà la sua lucida analisi, sempre se si vorrà bussare alla sua
porta.
L'umile
coraggio e la modernità di questo papa, oggi offuscati dall'inattesa notizia
delle dimissioni e dalle polemiche della prima ora, potranno rappresentare un
grande valore aggiunto per il prossimo pontificato.
E
allora sì che "l'umile servitore nella vigna del Signore" (come si
definì il giorno dell'elezione) potrà essere ancora al servizio della sua
Chiesa, sotto una forma diversa e adeguata all'"ingravescente aetate".
Ma
quel momento deve ancora arrivare, ci sono ancora due settimane di pontificato
e la necessità, per tutti noi, di assimilare questa nuova condizione che al
momento permane come una sorta di ostacolo "culturale" che tira in
ballo anche aspetti emotivi.
Il
dolore che segue la morte di un pontefice sarebbe stato lenito dalla legge
della vita, i sigilli all'appartamento papale, la rottura dell'anello di Pietro
come sigillo del pontefice regnante sarebbero avvenuti nella routine del post mortem,
con il cardinale camerlengo chiamato a gestire queste antiche e affascinanti
procedure.
Questa
volta sappiamo che non sarà così. Papa Ratzinger lascerà il Palazzo apostolico
nel pomeriggio del 28 febbraio per raggiungere in elicottero la residenza di
Castel Gandolfo. Sino a qui ancora una parvenza di normalità: il papa ultimamente
ha trascorso sempre più tempo libero nel Palazzo estivo, dopo aver rinunciato
alle vacanze in Val d'Aosta sempre per i problemi connessi all'età.
Quindi
per qualche ora sarà da lì ancora regnante.
Ma
pensiamo allo scoccare delle ore 20, termine fissato dallo stesso Ratzinger
come fine del pontificato. L'ora abituale di conclusione della giornata
lavorativa sarà in quel giorno il momento di una svolta radicale, nella storia
della Chiesa e nella sua vita.
D'improvviso
non sarà più papa, per sua scelta ma sicuramente sofferta.
In
Vaticano scatteranno tutte le procedure previste. L'appartamento sarà
sigillato. Non conosciamo i dettagli della dismissione e distruzione dell'anello,
emblema forte del successore di Pietro.
Immaginiamo
lo stato d'animo di quei momenti, il peso di una scelta da molti non compresa
ma assunta, come continua a ripetere, per il bene della Chiesa.
E
allora sì che si potrà dire, parafrasando papa Wojtyla: "È bello avere
tanti cardinali in Vaticano per il conclave e con il papa ancora in vita!".
Ricchezza e modernità di questa Chiesa. (eli)
Articolo pubblicato da Rai Vaticano
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