giovedì 14 febbraio 2013

Il conclave con il papa vivo: ricchezza e modernità di questa Chiesa


"È bello avere tanti cardinali in Vaticano senza che ci sia il conclave!". Lo disse, con il suo abituale umorismo, Giovanni Paolo II in occasione di un pranzo con il collegio cardinalizio.
Era il 14 giugno 1994, il papa aveva già qualche serio problema di salute e tutte quelle berrette rosse che si aggiravano per le stanze vaticane dovevano fare una certa impressione anche a lui, magari in proiezione del giorno che avrebbero dovuto eleggere il suo successore.

Tutti noi, pontefici compresi, siamo stati abituati a pensare al conclave a papa deceduto, nonostante la storia ci racconti di qualche eccezione, tra cui il famoso rifiuto di Celestino V. Ma erano ben altri tempi e con condizioni di governo della Chiesa che si auspicano oggi profondamente diverse.
Fatto sta che i cardinali elettori, provenienti da tutto il mondo, stanno preparando le valige per giungere a Roma e partecipare a questo conclave, per tanti versi anomalo. Viene quindi spontaneo chiedersi quale sarà l'impressione di Benedetto XVI nel vedere le immagini di quei 117 cardinali confluire nella Cappella Sistina per l'elezione del 266° pontefice. Il suo successore. Come se lui fosse morto.
E così anche lo svolgimento delle ultime ore di pontificato, con il passaggio alla sede vacante, inciampa nelle consuetudini storiche che abbiamo assimilato come dati di fatto.
Mentre padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, ci aiuta a entrare in questa nuova ottica, fornendo di volta in volta i chiarimenti procedurali che escono dalla Segreteria di Stato, chiamata a una non semplice interpretazione delle norme in vigore, proviamo un'evidente difficoltà a mantenere l'immagine dei due pontefici, o meglio del predecessore che assiste all'elezione del suo successore.
Forse è proprio la fase del conclave, sino alla fumata bianca, il periodo più difficile da immaginare, non solo per noi ma anche per il pontefice uscente.
Le fasi successive, sulle quali si sono addensati tanti interrogativi, appaiono decisamente più ordinarie. Non fatico a vedere l'ex Santo Padre, a quel momento vescovo emerito di Roma che equivale a dire papa emerito, nella sua quotidianità. Preghiera, studio, scrittura, un po' di musica e qualche micio da accarezzare attorno all'ex convento delle suore di clausura. I timori su imbarazzi e ingerenze sembrano tanto lontani dalla personalità e dalla levatura umana di Joseph Ratzinger da apparire pura fantasia.
La residenza di Ratzinger in quell'edificio, calato tra il verde dei giardini vaticani, va percepita piuttosto come una discreta e rassicurante presenza. Non mancheranno le sue preghiere per il successore e per il bene dell'intera Chiesa. Non mancherà la sua lucida analisi, sempre se si vorrà bussare alla sua porta.
L'umile coraggio e la modernità di questo papa, oggi offuscati dall'inattesa notizia delle dimissioni e dalle polemiche della prima ora, potranno rappresentare un grande valore aggiunto per il prossimo pontificato.
E allora sì che "l'umile servitore nella vigna del Signore" (come si definì il giorno dell'elezione) potrà essere ancora al servizio della sua Chiesa, sotto una forma diversa e adeguata all'"ingravescente aetate".
Ma quel momento deve ancora arrivare, ci sono ancora due settimane di pontificato e la necessità, per tutti noi, di assimilare questa nuova condizione che al momento permane come una sorta di ostacolo "culturale" che tira in ballo anche aspetti emotivi.
Il dolore che segue la morte di un pontefice sarebbe stato lenito dalla legge della vita, i sigilli all'appartamento papale, la rottura dell'anello di Pietro come sigillo del pontefice regnante sarebbero avvenuti nella routine del post mortem, con il cardinale camerlengo chiamato a gestire queste antiche e affascinanti procedure.
Questa volta sappiamo che non sarà così. Papa Ratzinger lascerà il Palazzo apostolico nel pomeriggio del 28 febbraio per raggiungere in elicottero la residenza di Castel Gandolfo. Sino a qui ancora una parvenza di normalità: il papa ultimamente ha trascorso sempre più tempo libero nel Palazzo estivo, dopo aver rinunciato alle vacanze in Val d'Aosta sempre per i problemi connessi all'età.
Quindi per qualche ora sarà da lì ancora regnante.
Ma pensiamo allo scoccare delle ore 20, termine fissato dallo stesso Ratzinger come fine del pontificato. L'ora abituale di conclusione della giornata lavorativa sarà in quel giorno il momento di una svolta radicale, nella storia della Chiesa e nella sua vita.
D'improvviso non sarà più papa, per sua scelta ma sicuramente sofferta.
In Vaticano scatteranno tutte le procedure previste. L'appartamento sarà sigillato. Non conosciamo i dettagli della dismissione e distruzione dell'anello, emblema forte del successore di Pietro.
Immaginiamo lo stato d'animo di quei momenti, il peso di una scelta da molti non compresa ma assunta, come continua a ripetere, per il bene della Chiesa.
E allora sì che si potrà dire, parafrasando papa Wojtyla: "È bello avere tanti cardinali in Vaticano per il conclave e con il papa ancora in vita!". Ricchezza e modernità di questa Chiesa. (eli)



Articolo pubblicato da Rai Vaticano

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