
Cosa ci
può essere di più attuale e fortemente necessario, oggi, di questa coerenza
descritta con intense parole dal compianto collega Giuseppe De Carli?
Nelle
nuove sfide della modernità san Francesco si pone come un testimone
carismatico, trasversale a culture e religioni, forte del denominatore comune
della fede, della fratellanza e dell’amore. Un ponte per creare dialogo, un
antidoto al nichilismo come malattia della modernità.
“Il
nihilismo, che talvolta si contrabbanda per spirito critico, è il più grave
pericolo che oggi l’umanità, soprattutto quella che nasce e cresce nelle terre
dell’Occidente, si trova a dover fronteggiare. Perché è mortifero, portatore di
morte. Negatore, per definizione, di qualsiasi verità. E, quindi, negatore di
quello straordinario impulso umano che è la spinta a cercare la verità” (G. Bechelloni).

“Non c’è pace senza un amore appassionato per la pace. Non c’è
pace senza volontà indomita per raggiungere la pace. La pace attende i suoi
profeti. Insieme abbiamo riempito i nostri sguardi con visioni di pace: esse
sprigionano energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace,
gesti che spezzeranno le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia o
generate dalle moderne ideologie" (Giovanni Paolo II).
Un’emergenza planetaria sulla quale la Chiesa cattolica richiama
attenzione e impegno da parte di tutti i “fratelli”, mirando dritto al cuore
del problema e investendo, al contempo anche i differenti aspetti a carattere
sociale e culturale. Non un’ingerenza nelle agende politiche degli Stati ma un
indubbio atto di amore, mettendo in luce quei testimoni che hanno contribuito
con il loro esempio a costruire reti di pace, sia tra singoli individui sia tra
nazioni. (eli)
(Tratto dal mio contributo pubblicato nel libro "Prima e dopo Assisi. Cristianesimo, cultura, religioni" - Editoriale italiana 2000, 2012)
Nessun commento:
Posta un commento