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Una
giornata storica, non solo per la santificazione contemporanea di due papi ma
soprattutto per la presenza di due pontefici, il regnante Francesco e l’emerito
Benedetto XVI che ha preso parte alla cerimonia tra i cardinali concelebranti,
accolto al suo ingresso da un lungo applauso della piazza.
Una
festa della fede per l’elevazione all’onore degli altari di due pontefici che
hanno lasciato un segno profondo nella storia della Chiesa: il papa “buono” che
ha voluto il Concilio Vaticano II e il papa che ha regnato per oltre un quarto
di secolo, combattendo i regimi totalitari e aprendo anche una nuova era nel
rapporto tra la gente e il successore di Pietro.
Due
pontefici e, prima ancora, due uomini fortemente amati e destinatari di una
radicata devozione, già nel corso della loro vita.
Il
rito della canonizzazione è avvenuto all’inizio della celebrazione quando il
cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ha
letto a papa Francesco la formula di rito – la cosiddetta petitio – ripetuta tre volte come avviene in occasione delle
canonizzazioni così da enfatizzare la rilevanza di questo momento per la vita
della Chiesa.
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Da
oggi, dunque, la Chiesa universale li potrà ufficialmente venerare come santi,
quei due papi che “hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di
toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto - ha detto papa Francesco
nel corso dell’omelia facendo riferimento al Vangelo del giorno - perché in
ogni persona sofferente vedevano Gesù”.
Papa
Francesco ha sottolineato come questi due pontefici siano stati coraggiosi, offrendo
al mondo una chiara e proficua testimonianza come sacerdoti, vescovi e papi del
XX secolo di cui hanno conosciuto le tragedie senza finirne sopraffatti.
“Giovanni
XXIII e Giovanni Paolo II - ha detto il papa - hanno collaborato con lo Spirito
Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia
originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli. Non
dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la
Chiesa”.
Con un
particolare riferimento alla grande intuizione di papa Roncalli di indire il
nuovo Concilio vaticano, decisione nella quale “ha dimostrato una delicata
docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un
pastore, una guida-guidata, guidata dallo Spirito. Questo è stato il suo grande
servizio alla Chiesa; per questo a me piace pensarlo come il papa della
docilità allo Spirito Santo”.
E
quindi san Wojtyla che “in questo servizio al popolo di Dio – ha aggiunto il
pontefice nell’omelia - è stato il papa della famiglia. Così lui stesso, una
volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il papa della famiglia.
Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia
e con le famiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo lui accompagna e
sostiene”.
Articolo pubblicato da LPL News24
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