Piove su Roma ma i millimetri di
acqua caduti in eccesso sulla capitale non stemperano l'acredine delle immagini
che, negli ultimi giorni, ci hanno raccontato le cronache parlamentari.
Scene che dimostrano quanto sia
caduto in basso il livello medio della rappresentanza politica nel nostro
Paese, di come la maleducazione abbia preso il sopravvento sulle proposte serie
e concrete. In una parola su quella che dovrebbe essere la politica come gestione
della cosa pubblica, del bene comune e quindi non degli interessi di parte.
Ogni ragionamento in materia
presenta le mille sfaccettature della vergogna e della irresponsabilità di chi,
invece, di quella cosa pubblica ne ha fatta una tutta privata e per i propri
interessi, sulle spalle e sulla credibilità di un popolo stanco.
L'esempio del presidente
dell'Inps Antonio Mastrapasqua è folgorante. Non il peggiore ma l'ultimo in
ordine di tempo che, sommato ai tanti altri, ci restituisce un'immagine del
Paese logorato nelle speranze. Tutto appare scontato, anche mettere le mani
nelle casse dello Stato e così ci scopriamo esausti, non ci indigniamo più ma
non perché abbiamo perso la lucentezza della nostra coscienza, semplicemente perché
vediamo un orizzonte piatto e dagli stessi colori. Siamo delusi. E allora ci
asteniamo alle elezioni oppure, in un barlume di senso civico, impugniamo quella
matita nel seggio elettorale come un'arma di riscatto e demandiamo a
rappresentarci coloro che vogliono sbaragliare lo status quo, che intendono
mandare a casa i farabutti, che vogliono far dimenticare i furbetti del quartierino
per apportare un'aria nuova.
In tanti hanno creduto a queste
promesse, pensando che non ci potesse essere persona più seria di un comico. E
così un esercito di ragazzotti con lo zaino in spalla è arrivato in Parlamento.
Tanti sicuramente bravi ragazzi, altrettanti inesperti (e governare lo stato
non è un gioco), altrettanti ancora allevati in quella pseudo cultura alimentata
in gran parte dal mondo televisivo e digitale, dove basta qualche clic per costruire
la propria immagine da avatar e per assumere il ruolo che vogliamo o al quale
siamo stati chiamati. Soltanto che sugli schermi scorrono situazioni finte mentre
la mancanza di lavoro, i problemi economici e sociali sono terribilmente
palpabili.
Tutto questo è finito in
Parlamento, condensato tra quei banchi che dovevano rappresentare il nuovo. Ma
non solo qui, beninteso. Molti altri siedono su altri scranni dell'emiciclo, a
macchia di leopardo in un tessuto partitico in gran parte corrotto e inadeguato.
Ecco il motivo dei frequenti
corto-circuiti ai quali abbiamo assistito in questi giorni, con una grande
virulenza. Da una parte elementi del vecchio sistema che ha prodotto tanti
danni e dall'altra l'arroganza di chi si sente investito di un mandato storico.
I risultati sono quegli spintoni,
spesso anche qualcosa di più grave, gesti inclassificabili, termini non
qualificabili, dettati da tanta volgarità e maleducazione. Scene da brivido se
pensiamo che in quelle stesse aule parlamentari è nato il nostro Paese, è
cresciuta l'Italia, si sono espressi statisti di indubbia levatura politica ma,
ancor prima, morale. Ripensiamo ai padri della nostra Italia, ai rappresentati
di partiti che hanno fatto la storia, che hanno avuto tante tensioni dettate
anche dal fatto che le ideologie allora erano nette e spigolose, con pochissimi
margini di condivisione. Gli attuali parlamentari, invece, cosa hanno da
spartire con un De Gasperi, un Togliatti, un Almirante?
Quello che vediamo ogni giorno è
estremamente preoccupante: non solo perché stiamo perdendo tempo prezioso per
rimetterci in piedi ma anche perché quelle scene rappresentano un grave
precedente e, ancor più, un pericoloso attacco al nostro senso civico e alla
nostra cultura.
Eppure c'è chi definisce quei
maleducati parlamentari degli eroi, delle persone straordinarie, tanto da
correre a Roma - sotto una pioggia incessante - per omaggiarli del contributo
dato all'abbattimento del sistema.
Il rischio concreto è però che si
rimanga tutti sotto quelle macerie, ancor più indignati e sbigottiti.
Qualche parola di incoraggiamento
è arrivata dal segretario generale ad interim della Conferenza episcopale
italiana, monsignor Nunzio Galantino, a conclusione dei tre giorni di consiglio
permanente della Cei.
"Mi sentirei
ancora più umiliato, se dovessi pensare che l’Italia è la fotocopia di ciò che
è successo ieri in Parlamento" ha detto monsignor Galantino, sottolineando
come quanto avvenuto sia "scandaloso e mortificante per l’Italia" tenendo
però presente che "c’è gente molto più educata, consapevole del proprio
ruolo, anche nello stesso Parlamento".
Guardare oltre il presente
non è facile anche perché, come sappiamo, si impone chi grida più forte
attraendo così le attenzioni dei media.
Forse si tratta, come
ci insegna il maltempo di questi giorni, di un'ondata di piena che ha rotto gli
argini della tolleranza e dell'educazione, seminando ovunque fango. Tornerà il
sole, come dopo ogni perturbazione, e allora è vero che dovremo contare i danni
ma potremo anche cominciare a ricostruire.
Nessun commento:
Posta un commento