Inverno tempo di montagna, con il candore e il
silenzio della neve che riconcilia con se stessi e con il mondo, schiudendo
quegli spazi alla meditazione in genere interdetti dal caos delle nostre città.
Un'esigenza comune a molti di noi, spesso in
cerca di un isolamento dagli altri, fosse anche con un paio di cuffie in metro,
per ricercare momenti nostri, per goderci i nostri pensieri, per alimentare i
nostri sogni, per dialogare con la parte più intima di noi, declinando quel
colloquio nelle forme più consone alle nostre abitudini e al nostro credo.
A questa esigenza non si sottraeva neppure
Karol Wojtyla tanto più che, essendo abituato agli spazi della sua Polonia,
alle montagne e alle passeggiate rigeneranti, avvertiva piuttosto
"stretti" gli ambienti vaticani.
In molte di queste mete sono rimaste fotografie
del papa sciatore e alpinista, magari a chiacchiera con la gente del luogo, con
quella semplicità che connota sole le grandi persone.
Ma c'è un posto dove è rimasto qualcosa in più,
dove Giovanni Paolo II sembra essere costantemente presente, forse per la
consapevolezza del suo attaccamento che rende ognuno testimone e interprete di
quell'amore.
Questo piccolo borgo, San Pietro della Ienca in
provincia de L'Aquila, ha dato
ospitalità in un primo tempo casualmente a papa Wojtyla. I racconti del suo
segretario, il cardinale Stanislao Dziwisz, hanno permesso di ricostruire con
precisione il motivo per cui il papa finì proprio in quel luogo del territorio
abruzzese, sconosciuto a molti.
Fu una bufera a costringere la macchina su cui
viaggiava Giovanni Paolo II a cambiare programma: niente piste di sci a Campo
Imperatore ma un giro nella zona e l'improvvisa curiosità del papa di visitare
quella piccola chiesetta in pietra appena visibile dalla strada.
Papa Wojtyla da quel momento vi ritornerà più
volte, per immergersi nella preghiera come era solito fare, per trovare momenti
da dedicare al silenzio e alla riflessione, muovendo proprio da lì per compiere
escursioni sul Gran Sasso.
Affresco della chiesa |
Quel luogo gli garantiva la pace tanto
desiderata, il contatto con la natura e il massimo riserbo tanto che non si
contano le volte che fu ospite di questo piccolo borgo.
Solo nel 1995 si seppe di questa meta abituale,
imprimendo così un rinnovato slancio alla tutela di quell'ambiente suggestivo e
speciale.
Una quindicina di anni fa è stata costituita
l'associazione culturale "San Pietro della Ienca" che, presieduta da
Pasquale Corrieri, ha ridato impulso al recupero e valorizzazione del borgo.
La statua di Giovanni Paolo II, rivolta verso il Gran Sasso, opera di Fiorenzo Bacci |
Con la morte di Giovanni Paolo II i progetti si
sono ammantati di devozione e di riconoscenza per quella lunga frequentazione,
tanto da avviare l'iter per il riconoscimento come santuario, avvenuto il 18
maggio del 2011, nella ricorrenza della nascita del papa.
A San Pietro della Ienca tutto parla di
Wojtyla, a partire dalle indicazioni stradali con la dicitura "Chiesa del
papa", la stele in ricordo delle sue visite, la scultura bronzea posta
dinanzi alla chiesa, il sentiero di montagna che parte proprio da lì e persino
una cima del complesso del Gran Sasso d'Italia a lui dedicata.
Questo luogo rappresenta così una tappa abituale
per i molti devoti che amano ripercorrere i luoghi wojtyliani per condividere,
con il beato Giovanni Paolo II, gli stessi scorci di paesaggio, per cogliere le
stesse sensazioni, per ricercare i medesimi momenti di meditazione e di
spiritualità. (eli)
Nessun commento:
Posta un commento